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venerdì 29 agosto 2008

Barack e burattini

Barack di qua, Barack di là, Barack e Hillary, Barack come Kennedy e Martin Luther King, Barack contro Superman, Barack E' Superman.

Ora però arriva McCain: “Toc, toc! Ehi, ci sono anch’io!”.

Questa è la sintesi della popolarità attuale dei candidati in corsa per la Casa Bianca.
Apprendo oggi che il candidato repubblicano si è reso conto (con un po’ di ritardo) che il concorrente democratico finora gli ha rubato il palcoscenico, grazie ad una esposizione mediatica nettamente superiore sia quantitativamente che qualitativamente.

Non è nemmeno una questione di media, perché questo avviene in tv, in radio, sui giornali e sul web.
McCain finora non è riuscito a promuovere efficacemente la propria immagine, mentre ogni volta che Obama si gratta un orecchio parte immediatamente un tam tam su tutti i media del mondo.
A sfavore di McCain (classe 1936) gioca senza dubbio il fattore anagrafico (e di riflesso quello culturale), ma d’altronde i consulenti servono anche a quello, no?

Barack Obama (classe 1961) è un comunicatore nato, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni e i nuovi media.
Leggo su Wikipedia, a proposito di Barack Obama:
La "Legge sulla trasparenza dei fondi federali Coburn-Obama" fornisce un sito web, gestito dall'Agenzia della Gestione e del Bilancio, che annota tutte le organizzazioni che ricevono fondi federali dal 2007 in avanti, e fornisce dettagliatamente quale agenzia destina i fondi, la quantità di denaro fornito, e il motivo del finanziamento o contratto.

Partecipando a vari social network, mi capita spesso di trovare community, gadget, widget, discussioni pro-Obama (ad esempio su Facebook), ma di McCain nessuna traccia.

Tanto per fare chiarezza, specifico che secondo me non esistono un “popolo del web” e un “popolo fuori dal web”, piuttosto che una “campagna on-line” in contrapposizione (o in parallelo) ad una “campagna off-line”.
Io sono la stessa persona sia quando sono sul web che quando non lo sono e le mie idee non cambiano a seconda dei contesti in cui mi trovo.
Se dal contatto diretto con altre persone, piuttosto che dai media tradizionali, ci formiamo le nostre idee e le nostre convinzioni, le porteremo avanti spontaneamente anche sui media digitali, con un “tam tam mediatico dal basso”.
“Essere in rete” è un’affermazione limitativa, perché in realtà noi siamo sempre in rete, anche quando non siamo connessi ad Internet, che è solo l’ultimo, potentissimo, canale per intrecciare relazioni.
I pensieri off-line alimentano continuamente l’on-line; i pensieri on-line dilagano rapidissimamente e conseguentemente influenzano le persone anche nella vita off-line.

Barack Obama questo l’ha capito.

lunedì 25 agosto 2008

Tutti pazzi per colpa della tele

Meno male che ci pensa mamma RAI a proporci ogni tanti delle trasmissioni innovative.

Apprendo che a dicembre partirà lo show "Tutti pazzi per la tele", condotto dall'onnipresente Antonella Clerici.
Il filo conduttore della trasmissione sarà la storia della televisione e riprende uno spettacolo già andato in onda negli anni '50 (ergo, gallina vecchia fa buon brodo).

Infatti l'impressione che suscita è che giunga anacronisticamente con 50 anni di ritardo, disperato tentativo reazionario di una TV di Stato che tenta maldestramente di difendersi dall'inesorabile crescita dei media digitali.
Non mi risulta proprio che al giorno d'oggi gli italiani impazziscano per la televisione, ma forse in Viale Mazzini pensano che gli italiani siano tutti stupidi e gli si possa rifilare qualsiasi minestra riscaldata.

Creare un falso bisogno nell'opinione pubblica Condizionare l'opinione pubblica non mi sembra l'approccio migliore sia per fornire un servizio di qualità che per raggiungere buoni livelli di audience.
Perché non chiedono agli italiani cosa vogliono e lo realizzano? Perché non ascoltare le idee e i desideri che arrivano dal basso?
Un format del genere poteva idearlo mio nonno, non un'azienda che dovrebbe essere all'avanguardia tecnologica e culturale, tanto più per il ruolo di servizio pubblico che riveste.

In ogni caso, se la trasmissione dovesse avere successo (cosa di cui dubito fortemente), prevedo dei seguiti:
- "Tutti pazzi per la radio"
- "Tutti pazzi per il telegrafo"

domenica 24 agosto 2008

Le Olimpiadi sui motori di ricerca

Parallelamente alle gare Olimpiche, si sono svolte anche quelle per il posizionamento migliore sui motori di ricerca da parte di chi attraverso il web pubblica notizie e approfondimenti sulle Olimpiadi di Pechino.


Curiosamente, digitando in Google una banale stringa di ricerca tipo "Pechino 2008 blog", in cima non troviamo il blog della RAI, lo stesso già sotto accusa da parte degli utenti della rete, ma quello di Blogosfere.
In seconda posizione troviamo addirittura un blog quasi inattivo (5 post in 3 mesi) e finalmente al terzo posto il blog RAI.
Cambiando la ricerca in "Pechino 2008 sito", vediamo che il sito di RAI Sport fa anche peggio, posizionandosi in settima posizione.

Se non eccellono sui motori di ricerca, i siti e blog RAI hanno un'usabilità non ai livelli che ci si aspetterebbe da un servizio pubblico, soprattutto per un evento mediatico di questa portata.
Qualcuno in Viale Mazzini dovrebbe riflettere su questi segnali importanti.


Le Olimpiadi degli spettatori

Oggi voglio fare un esempio di come la RAI affronta concretamente il tema dell'accessibilità.

Lo spunto mi è stato fornito da una mia visita al Blog che la RAI ha predisposto per i commenti alle Olimpiadi di Pechino, spinto più da curiosità che dal desiderio di interagire.

TESTI
I caratteri sono microscopici, poco leggibili anche per un normovedente, mentre le pagine non prevedono nemmeno la possibilità di scelta della dimensione del carattere.
Tralascio i contenuti testuali del blog (vedi post di approfondimento) perché non sono mai stati alimentati e i pochi post non sono nemmeno spunti di discussione ma solo prese di posizione nei confronti dei lettori.

VIDEO
La galleria dei video è posizionata in cima alla pagina homepage.
Clicco su un video a caso e mi compare questa videata:


In sostanza per riprodurre i video dovrei prima installare Silverlight, un software di Microsoft per utilizzare Rich Internet Applications (applicazioni web interattive di nuova generazione).
Questo software non è fornito a corredo delle installazioni standard di Windows XP e Vista, ma è scaricabile a richiesta e gratuitamente tramite Windows Update.
Al momento in cui vi scrivo, è disponibile solo per ambienti Windows e Mac, quindi chi usa Linux (lo 0,8% della popolazione) non può accedere a questi filmati.

Attenzione però ad associare questa fascia d'utenza esclusivamente ai fan irriducibili del pinguino che per scelta non utilizzano software proprietari: troviamo infatti anche chi ha limitate possibilità economiche ma vuole ugualmente avvicinarsi alle nuove tecnologie, oppure troviamo tanti utenti business che accedono tramite i subnotebook che ultimamente hanno parecchio successo (vedi Asus EeePc).
In alternativa a Silverlight è possibile utilizzare Windows Media Player (altra tecnologia proprietaria di Microsoft), come si può notare dai pulsantini evidenziati.


Giusto per fare chiarezza, ecco un estratto da Wikipedia, alla voce "accessibilità":
L'accessibilità, in informatica, è la capacità di un dispositivo, di un servizio o di una risorsa d'essere fruibile con facilità da una qualsiasi categoria d'utente.

Il termine è comunemente associato alla possibilità anche per persone con ridotta o impedita capacità sensoriale, motoria, o psichica (ovvero affette da disabilità sia temporanea, sia stabile), di fruire dei sistemi informatici e delle risorse software a disposizione.

martedì 19 agosto 2008

Apriamo un blog, anzi no

Leggo oggi su Libero News che la Rai ha chiuso dopo 1 ora sola il blog che aveva creato sul suo portale per commentare le Olimpiadi (altro record tra i tanti di questa edizione).
Il motivo sono le centinaia di commenti negativi dei lettori che, a torto o a ragione, hanno inondato il blog a fronte di 5 soli post editoriali.
Sul banco degli imputati sono finiti la qualità delle immagini, dei commentatori, del palinsesto.... insomma tutto il servizio offerto dalla RAI.

Il responsabile del blog, il giornalista Giampiero De Luise, dice testualmente (fonte Libero News):
"Avrei gradito molto prendermi qualche minuto di pausa nelle tante ore di lavoro per discutere con voi di imprese atletiche, scambiare opinioni sul servizio web, prendere nota di qualche suggerimento…
Invece, dopo una sola ora di Olimpiade (e ripeto UNA SOLA ORA), vi siete avventati su di noi come belve feroci.
Mi avete lasciato senza parole.
Ho capito che rispondere alle invettive serve solo a scatenare ancor di più la furia di alcuni.
Quindi vi saluto e mi astengo definitivamente da qualsiasi ulteriore post.
So bene che anche questo sarà per alcuni ulteriore motivo di polemica, ma in tutta franchezza ho impegni più seri e importanti ad assolvere".

Non avendo seguito le dirette olimpiche, non posso dare una valutazione sulla qualità del servizio RAI, però posso fare queste considerazioni:

1) la Rai ha pagato una preesistente immagine negativa nei confronti degli utenti.
Qualità di alcuni programmi, presunti sprechi, canone ritenuto spesso iniquo per un servizio pubblico che tanto servizio non è, e così via sono le critiche più ricorrenti.

2) la RAI non ha predisposto a dovere le fasi preparatorie necessarie.
Analisi ambientale, analisi del brand, analisi delle esigenze degli utenti, analisi degli skill del team, predisposizione di un piano, sono solo alcuni aspetti.
Era impreparata a sfruttare un canale di comunicazione come un blog.

3) I contenuti e la forma non erano adeguati alle aspettative dei lettori degli utenti attivi.
Lo dimostrano le tante critiche.
Anche se realizzati nel migliore dei modi possibili, non era quello che volevano gli utenti.
Le dinamiche dei nuovi media sono profondamente diverse da quelle dei canali offline.

4) L'esposizione dei contenuti non è avvenuta nel migliore dei modi
Dovevano essere coinvolte persone maggiormente abituate a comunicare con i canali online (anziché riciclare quelle provenienti dall'offline)

5) Un blog aziendale serve anche per recepire l'immagine dell'azienda all'esterno.
Critiche, complimenti, suggerimenti, stroncature: tutto può essere utile per migliorare.
Mantenere aperto il blog poteva essere un'occasione straordinaria per raccogliere tante preziose informazioni in un database e analizzarle con cura.
La cosa buffa è che solitamente le aziende pagano per effettuare ricerche di mercato sui propri prodotti e servizi, ma non sempre i campioni prescelti sono rappresentativi, mentre in questo caso erano esattamente il target a cui l'azienda si rivolgeva.

6) Mancata applicazione di un contingency plan.
La risposta data dal giornalista (vedere in particolare i passaggi in grassetto) è quanto di peggio si potesse fare per creare danno all'immagine dell'azienda.
Dire a qualcuno "Non ti ascolto più" e "Ho cose più importanti da fare", oltre che infantile (gnè gnè gnè, non gioco più...) quando si fornisce un servizio pubblico è una cosa inconcepibile.
Un giornalista non deve rinunciare a comunicare.
Forse tenere aperto il blog affrontando il problema sarebbe stato il minore dei mali e probabilmente la RAI ne sarebbe uscita malconcia ma a testa alta.

7) Ultimo ma non ultimo, i blog e gli altri media digitali interattivi che caratterizzano il web 2.0 mal si sposano con l'arroganza di chi sceglie di non dialogare alla pari se non quando si è certi di sentirsi dire solo ciò che fa piacere.
Non si conversa stando in piedi su un piedistallo, questo deve essere chiaro.
Approfittare di una posizione privilegiata può farci prendere decisioni facili, ma sbagliate.

venerdì 15 agosto 2008

La censura cinese su Internet

In occasione delle Olimpiadi, il governo cinese ha reso disponibile l'accesso ad internet, però solo su alcuni siti (tra cui anche uno di quelli gestiti da Amnesty International) e solo da alcune zone di Pechino (ad es. dalla sala stampa dei giornalisti presenti).
In altre zone della capitale invece l'accesso sarebbe solo parziale.

Tra le aziende che operano in Internet, che filtrano i contenuti della Rete o che bloccano alcuni siti Internet compaiono Yahoo!, Microsoft, Google, Baidu, Sina e Sohu.

Sohu è un portale cinese finanziato da importanti investimenti bancari e di altre aziende occidentali. Il portale ricorda, a chi accede alle sue chat room, che "gli argomenti che danneggiano la reputazione dello stato" sono proibiti. "Se sei di nazionalità cinese e hai intenzione di violare queste regole, Sohu.com sarà legalmente obbligata a informarne l'Ufficio per la sicurezza pubblica".

link: Amnesty International


giovedì 14 agosto 2008

Motivi per snobbare le Olimpiadi


Da oggi ho altri 2 motivi per snobbare le Olimpiadi di Pechino.

Motivo n. 1
Un pattinatore statunitense, che alle Olimpiadi invernali di Torino 2006 aveva vinto la medaglia d'oro (quindi serio aspirante alla vittoria anche qui) si è visto negare il visto d'ingresso dalle autorità cinesi.
Il pattinatore in questione avrebbe manifestato in passato di simpatizzare per la causa del Darfur e a Pechino temevano che potesse attuare una qualsiasi forma di protesta verso il governo Sudanese, alleato della Cina.

Motivo n. 2
Sarkozy (qui non c'entra il governo cinese) non incontrerà il Dalai Lama, in Francia dal12 al 23 di agosto per inaugurare un tempio buddista.
Evidentemente questi 12 giorni erano fittissimi di impegni per Sarkozy.
Al suo posto però ci sarà la first lady Carla Bruni (capirai....)
Una curiosità: il nome completo del Presidente francese è Nicolas Paul Stéphane Sarkozy de Nagy-Bocsa; è più lungo il suo nome di lui.

p.s. L'idea per il soggetto e l'elaborazione grafica sono stati sviluppate da me.
Che ne pensate?

mercoledì 13 agosto 2008

Playboy punta sull'on-line


Forte calo nelle vendite dei materiali audiovisivi e nella raccolta pubblicitaria per Playboy (equivalenti a perdite per 2 milioni di dollari).
L'editore delle "conigliette" risente della inarrestabile concorrenza dei video on-line gratuiti.
Da qui la scelta di puntare senza mezze misure sul business on-line (già presente nei canali di Playboy): contenuti gratis e ricavi garantiti dalla pubblicità.

martedì 12 agosto 2008

Direct MarkeTTing

Mi è arrivato questo SMS:
"Spot - Offerta irripetibile, [modello di automobile e costo] [concessionaria] [sedi] [telefono]"

Assolutamente completo, contiene tutti i dati che servono.
Mi ha colpito perché è evidente che non si tratta del solito SMS generico mandato alle utenze di tutta Italia ma ad un target selezionato di utenti del gestore.

Io però mi sono chiesto: perché proprio a me? Perché hanno pensato che io potessi essere interessato all'acquisto di una automobile (e non lo sono), specificatamente di quel tipo di auto? La concessionaria indicata non è neppure vicina, nè la più vicina a casa mia di quella marca...
Recentemente non ho espresso sul web presso le concessionarie questo desiderio di acquisto, quindi l'unica possibilità e che io sia stato raggiunto da una innovativa campagna di direct marketing (o forse è meglio dire "rain marketing", a pioggia).

Qual'è l'unico punto in comune tra me e la concessionaria? Ma semplice: siamo tutti e due in provincia di Milano!
Chi ha impostato la campagna di marketing avrà quindi pensato: "Perché non profiliamo tutti gli utenti di [nome gestore mobile] e mandiamo un SMS....che so....a tutti quelli della provincia del cliente?" (e voglio sperare che si siano limitati alla provincia).
Geniale!
In fondo sono solo 3 milioni di persone (quindi altrettanti SMS) e qualche contatto andrà a buon fine (badate, parlo di contatto, non di lead).
Proprio degli scienziati, non c'è che dire, dei veri esperti di direct markeTTing.

Chissà quali strumenti di CRM o di business intelligence avranno utilizzato per un'analisi così profonda e per giungere ad una strategia così articolata.
E pensare che io ho passato anni a creare sistemi di analisi sofisticatissimi capaci di spaccare un capello in 4, di fornire situazioni sintetiche sugli andamenti, di fare analisi predittive e di adattarsi con flessibilità e rapidità alle mutevoli esigenze di business (tutti quelli a cui ho spiegato queste cose mi hanno detto che sono un pazzo furioso, ma tant'è...).
Vuoi vedere che sono io che non ho capito niente e che ho buttato via tutto questo tempo? Bastava veramente così poco?

Sono proprio curioso di sapere quale sia stato il ROI di quella concessionaria.
Magari via SMS.

lunedì 11 agosto 2008

Riflessioni sul concetto di creativita'

Regola d'oro per comunicare efficacemente

“Dimmi e dimenticherò, mostrami e forse ricorderò, coinvolgimi e comprenderò." (Confucio)

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