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venerdì 29 giugno 2007

Everything But ......

Stavo raccogliendo in giro per il web dei feedback sull'EBA Forum tenutosi a Milano il 19 e il 20 di giugno, pensando di essere uno dei pochi ad esserne uscito entusiasta, invece da quel che sembra i pareri più che positivi su questa lodevole iniziativa si sprecano.

Questo evento ha messo in contatto tra loro professionisti del web marketing, della comunicazione online e del marketing innovativo e per molti è stata un'ottima occasione per confrontarsi e scambiarsi idee ed opinioni.

E' stata quindi un'occasione per scoprire strumenti innovativi, per capire come utilizzarli concretamente per creare nuove opportunità di business, interagendo con il target, generando una redemption più elevata e misurabile rispetto all’advertising tradizionale.

I relatori erano di assoluto livello; tra i tanti voglio ricordare la sempre illuminante Layla Pavone (Presidente IAB Italia e Managing Director di Isobar Communications), Mauro Lupi (coordinatore Europeo SEMPO), Antonio Sofi (Docente Università di Firenze e blogger), Enrico Marchetto (Facoltà di Scienze della Formazione Università di Trieste).

La varietà dei temi trattati era tale da accontentare tutte le esigenze di approfondimenti di questi temi.

Riporto di seguito dai miei appunti la sintesi di quelli che a mio avviso sono stati i concetti più significativi tra quelli esposti:

  • Sono stati presentati i risultati di una inchiesta denominata "Diario aperto" e che ha coinvolto 5000 blogger italiani per capire come si inserivano nel tessuto sociale della rete, con risultati a volte inaspettati.

  • E' stato descritto lo scenario dei fornitori delle nuove tecnologie (Google, YouTube, Yahoo, NewsCorp, MySpace).

  • Da parte delle aziende spesso i cambiamenti non vengono recepiti a sufficienza, vengono scansati oppure vengono approcciati nel modo sbagliato. Tramite il Search Marketing però è possibile capire cosa ha in testa la gente, cosa sta cercando, i loro gusti, ma non sempre le aziende hanno la volontà di andare a raccogliere queste informazioni.

  • Frammentazione dei media (grazie alle nuove tecnologie) utilizzati dai consumatori.

  • Necessità di coinvolgimento (engagement) del consumatore.

  • Si passa dagli apprendimenti programmati a quelli virali.

  • Si sta passando da una logica di intrattenimento per attenzione ad una logica on-demand.

  • Il contenuto si fa User Generated.

  • Si creano nuovi contenuti, linguaggi, format, community di riferimento, modelli di business.

  • Occorre una profonda conoscenza dei consumatori e delle loro abitudini, che stiano al passo di logiche dinamiche. Deve esserci un continuo feedback per analizzare e gestire strategicamente i dati che arrivano.
  • Bisogna farsi trovare anche dai consumatori "di nicchia" (concetto della Long Tail di Chris Anderson) perchè tutti assieme costituiscono una quota di mercato importante; i mercati di nicchia possono prosperare appunto grazie alle nuove tecnologie. Importante è a tal proposito l'utilizzo delle Web Analytics per "scovare" informazioni nascoste nella coda lunga.
  • La diffusione della Banda Larga è fondamentale per la fruizione dei new media

  • Tramite gli User Generated Media il consumatore non è più semplice fruitore ma da target diventa partner e coautore. Le aziende devono però capire come possono fare marketing e generare business sfruttando queste nuove forme di comunicazione, di condivisione di contenuti e di esperienze on-line.

  • Bisogna usare il web per acquisire suggerimenti sui prodotti nuovi, cosa che invece il marketing tradizionale aborrisce in quanto la vede come una ingerenza nei propri confronti da parte del consumatore.

  • Concetti di Marketing non convenzionale: word-of-mouth, effetto "buzz", guerrilla marketing.

  • Opportunità offerte da Second Life, che è un ambiente creativo e coinvolgente attraverso la creazione di oggetti. Le aziende che entrano in questo mondo virtuale lo fanno o per un ritorno mediatico o per un ritorno strategico per il proprio ciclo produttivo e per sviluppare la propria comunicazione. In questa fase, non essendoci modelli di riferimento, l'importante è rischiare, provare, sperimentare e testare, cercando quindi di capire qual'è il modo migliore per sfruttare questi strumenti.

  • Si è parlato di visibilità sui motori di ricerca per creare una relazione, quindi delle aspettative che deve soddisfare un sito per garantirsi in rete una certa reputazione.

Ovviamente c'erano varie correnti di pensiero, come è giusto che sia in un confronto costruttivo, ma alla fine tutti concordavano sulla necessità di sperimentare e contemporaneamente di misurare i risultati per tarare il tiro.

Alla prossima, vado anch'io a sperimentare.
Roberto

martedì 26 giugno 2007

La famiglia si allarga

Da oggi è disponibile anche la versione in lingua inglese di questo blog, al seguente indirizzo:
http://robylogic-en.blogspot.com/

Per l'esperanto dovete pazientare ancora un po', mentre il croato lo tengo in serbo....(scusate ma non ho saputo trattenere la freddura).

:-) Roberto

domenica 24 giugno 2007

Alla ricerca dell'informazione perduta

Ieri ho assistito al dialogo tra una bambina ed una signora.
La bambina diceva: “La nonna ha un prato grande 100 volte il giardino di casa mia!”
E la signora: “Ah, si? E che fiori o ortaggi coltiva in questo prato grandissimo?”
La bambina: “Nessuno, perché il prato va preparato e la nonna da sola non ce la fa”.
La signora: “Allora vale molto di più il giardino di casa tua del prato di tua nonna!”.
Questo dialogo mi ha fatto riflettere molto, pur nella sua semplicità.
Immaginiamo per un attimo che il prato della nonna sia l'insieme di tutte le informazioni presenti in una azienda.

Queste informazioni sono di tipo eterogeneo, provenienti dai vari database aziendali, ma anche dalle e-mail, dai documenti di testo, dai fogli elettronici, dalle presentazioni, dalle immagini, dai suoni, dai filmati, da instant messaging, dal web (feed RSS e, perché no, peer-to-peer).
Proviamo ad immaginare per un attimo di poterle mettere tutte insieme: sarebbe un patrimonio di informazioni ENORME, in cui è possibile recuperare informazioni strategiche per l'azienda.
Tutte queste informazioni però, allo stato grezzo in cui si trovano, quasi sempre non sono immediatamente fruibili, in quanto:
a) vanno filtrate dai “rumori di fondo”, ovvero bisogna scartare tutte quelle informazioni che non portano valore aggiunto alla conoscenza.
b) vanno rese omogenee
c) vanno catalogate in un contenitore facilmente interrogabile, come un data base.
d) vanno relazionate con altre informazioni esistenti, in quanto talvolta una informazione di per sé non è significativa quanto se messa in relazione con un'altra
e) vanno arricchite dei cosiddetti “metadati”, ovvero “dati sui dati” come ad esempio potrebbero essere le informazioni sul contenuto di una immagine o di un filmato.
f) vanno realizzate apposite interfacce per semplificare la ricerca delle informazioni da questa collezione di informazioni così ottenuta.
g) vanno rinfrescate continuamente in quanto un'informazione “vecchia” non porta valore aggiunto.
Come si può vedere, i passaggi da compiere per potere accedere al patrimonio informativo aziendale sono tanti e tutt'altro che facili, ma sono però IN-DI-SPEN-SA-BI-LI.
Lo sono per chi è in possesso di un numero esiguo di informazioni (leggi giardino) ma chiare, ben curate, facilmente accessibili, rinfrescate continuamente, che in questo modo può avere un vantaggio competitivo addirittura superiore al nostro.
Lo sono per noi che abbiamo un mare di informazioni (leggi prato) e che vogliamo sfruttarle per acquisire un netto vantaggio rispetto alla concorrenza.
L'enorme vantaggio dell'era digitale (ed in particolar modo di quella del cosiddetto web 2.0) rispetto al passato anche recente, è che informazioni una volta difficili se non addirittura impossibili da raccogliere, catalogare e misurare ora non lo sono più.
Ciao a tutti.
Roberto

martedì 19 giugno 2007

Notizia "bomba"

Ha destato scalpore l'azione di un gruppo di hacker a Praga domenica mattina.
Nel corso del giornaliero programma-meteo che presenta immagini panoramiche in diretta dalle località turistiche del paese, si sono inseriti sulle frequenze televisive inserendo tra le immagini trasmesse uno scoppio atomico (finto) che ha scatenato il finimondo tra i telespettatori.
Questo gruppo tra l'altro è recidivo, nel senso che già in passato aveva mandato in tilt la rete semaforica di Praga. Avrebbero anche affermato che l’adverstising «abusa dei nostri più profondi desideri, idee e sentimenti per incrementare le vendite».

Non è chiaro se si sia trattato di una bravata o piuttosto di un messaggio a sfondo politico.

Se l'intenzione era quella di compiere una semplice bravata, l'impressione è che che sia stata quanto meno di dubbio gusto.

Se invece l'obiettivo era quello di colpire l'opinione pubblica con un messaggio "forte", c'è da riflettere su questa nuova tendenza.
Che si tratti di mitomania o di folle lucidità, quello che importa è che oggi chi vuole portare un messaggio all'attenzione di una larga parte della popolazione utilizza strumenti e canali nuovi rispetto al passato.
Già da qualche anno i guerriglieri talebani hanno cominciato a lanciare comunicati diffondendo video propagandistici, spesso con l'ostaggio di turno.
Sembra preistoria ormai il tempo in cui i gruppi eversivi diffondevano fotografie di ostaggi con il giornale del giorno in mano e rivendicazioni scritte con la macchina da scrivere.
Anche Paolini con le sue incursioni televisive e prima ancora Cavallo Pazzo (per chi se lo ricorda) al confonto appartengono ad un'altra generazione.
Fa pensare anche il fatto che il 14 aprile 2007 Enrico Mentana abbia ritenuto di dedicare un'intera puntata ai teledisturbatori (ospitando appunto Paolini), ma quel che più stupisce è che in quell'occasione la puntata ha registrato il 28,14% di share!!
Ormai è un fenomeno mediatico che si autoalimenta e che fa audience.
Il sito web dello stesso Paolini tempo fa venne subissato di insulti da parte delle persone che si sentivano offese e disturbate da lui, senza rendersi conto che così facendo generavano traffico sul suo sito (!!).
Il video del tg di Praga ha fatto il giro del mondo e quel gruppo di hacker ha raggiunto il proprio obiettivo, che era quello di ottenere visibilità.
Sono però casi da tenere sicuramente sotto osservazione, vista l'eco che possono ottenere, che vanno sicuramente limitati (e non imitati) ma che non vanno ingigantiti nè strumentalizzati.
Ciao a tutti.
Roberto

Aforisma del giorno

Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri.
Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l'immaginazione, fonte di creatività.

(Henry Laborit)

domenica 17 giugno 2007

Il senso della MISURA - parte 1

La filosofia Kaizen è un concetto giapponese introdotto dalla Toyota negli anni '40-'50, che suppone che ogni funzione della nostra vita si merita di essere migliorata costantemente.
Si basa sul principio che “l’energia viene dal basso“, ovvero sulla comprensione che il risultato in un’impresa non viene raggiunto dal management, ma dal lavoro diretto sul prodotto.
Il management assume dunque una nuova funzione, non tanto legato alla gestione gerarchica quanto al supporto dei diretti coinvolti nella produzione.

Il ciclo di Deming (noto anche come ciclo di PDCA) è la naturale evoluzione di questi concetti ed è un modello studiato per il miglioramento continuo della qualità in un'ottica a lungo raggio dallo statistico americano da W. Edwards Deming in Giappone negli anni 50'.
La sigla identifica le varie fasi che costituiscono il modello:
- Plan (pianifica) : stabilisci gli obiettivi da raggiungere ed i processi necessari
- Do (fai) : esegui i processi
- Check (verifica) : testa i risultati
- Act (agisci) : agisci per consolidare o migliorare il processo.
Il modello di Deming fu alla base del miracolo industriale del Giappone del dopoguerra.

Un modello di questo tipo prevede che al termine di una determinata attività o processo si effettuino delle misurazioni del risultato e che se ne riportino i feedback all'inizio del ciclo per poter migliorare ulteriormente il processo.
Ogni punto di arrivo diventa così un punto di partenza per il passo successivo.
Ecco così che vengono espressi i concetti di "miglioramento continuo" e di "qualità totale".

La certificazione di qualità ISO 9001:2000 (meglio nota come Vision 2000) riprende questi concetti: la certificazione di qualità precedente prevedeva che i processi aziendali dovessero essere applicati bene, mentre con la Vision 2000 è richiesto che i processi siano applicati "al meglio delle possibilità".
La differenza quindi come si può notare è sostanziale.
(continua)

venerdì 15 giugno 2007

La perla della settimana dell'11 giugno 2007

Gli scienziati del MIT, Massachusetts Institute of Technology, hanno scoperto un modo per irradiare elettricità verso gli oggetti (lampadine, telefoni, laptop, etc..) senza bisogno di usare cavi o fili. Nella prima prova realizzata con successo, il team è stato capace di illuminare una lampadina da 60 watt a 2 metri di distanza.
Chissà cosa ne penserebbe lo scienziato Nikola Tesla (1856-1943) se fosse ancora vivo, che già verso la fine del 1800 aveva portato a termine con successo un esperimento analogo.
Per la serie "meglio tardi che mai".

giovedì 14 giugno 2007

Innovazione? Presto, prestissimo, anzi con calma

Ultimamente capita sempre più spesso di assistere a situazioni in cui viene proposta un'idea innovativa che però, per i motivi più svariati, viene vista con diffidenza, quando addirittura non viene stroncata sul nascere. Ok, direte voi, da che mondo è mondo è sempre stato così, solo che oggi vengono proposte idee innovative a ritmi sempre più serrati, non fosse altro che per il fatto di essere supportate dai passi da gigante che la tecnologia sta compiendo.

La cosa strana però è che le stesse persone che sono riluttanti ad accettare le innovazioni sono le stesse persone che non perdono occasione per dichiararsi "tecnologicamente evolute", "conquistate da Internet", "affascinate dalle potenzialità che la tecnologia attuale offre", "favorevoli all'introduzione di strumenti, metodi e modi di pensare innovativi nel proprio ambito lavorativo". La verità è che tante di queste persone conoscono molto poco questi argomenti e quel che è peggio è che talvolta sono convinti di conoscerli approfonditamente. La prima risposta che forniscono quando gli sottopongono un'innovazione è "Bello, ma quanto mi costa? No, no, non mi conviene, rimando l'investimento a tempi migliori, e poi che garanzie di successo ho?" che tradotto significa "forse tra vent'anni", per la serie "vai avanti tu che a me vien da ridere".

Non è nemmeno un fatto di età, in quanto spesso sono persone relativamente giovani, quindi potenzialmente più predisposte ad assimilare i cambiamenti, quanto un fatto di mentalità e di carattere. Come suggerisce l'etimologia della parola, innovazione sottointende l'introduzione di una novità; novità a sua volta sottointende qualcosa di nuovo, che non esiste ancora.

Ma che senso ha aspettare che tutte le imprese sfruttino per prime questa opportunità irripetibile e consolidino la loro superiorità, arrivando per ultimi?
Dove sarebbe allora il plus competitivo?

Attualmente le aziende si dividono in due categorie, quelle che ci credono e quelle no, anche perchè una via di compromesso non risulterebbe vincente.

Quelle che non ci credono provano al massimo timidi approcci con budget risicati (e risultati ovviamente in proporzione) destinati a fallire, ma con la coscienza a posto perchè ci hanno provato e con la possibilità di poter dire "Ecco, ve l'avevo detto che non poteva funzionare!". Peccato che questa non è la solita bolla di sapone perchè, cari signori, la Rivoluzione con la erre maiuscola è già in atto e si registrano già i primi success case (alcuni clamorosi) di imprese che hanno avuto la capacità di vederne in anticipo le potenzialità.
Hanno ridisegnato le proprie strategie in funzione dei cambiamenti in atto sul mercato, pronte per recitare un ruolo da protagoniste.
Il mercato e già cambiato e si sta orientando su nuovo paradigmi di comunicazione e di business.

Ma il mercato è fatto di persone, che pensano e si relazionano in modo nuovo, e per comprenderlo bisogna cominciare a pensare come loro.

Una doverosa precisazione: con il termine "imprese" intendo sia private che pubbliche, con il sistema scolastico come fanalino di coda.
Volete farvi 4 risate? Andate su http://www.pubblica.istruzione.it/ e leggete sul banner in alto...

mercoledì 13 giugno 2007

Questione di PHISHING

No, non è la cover di un noto successo di Cocciante, ma è una delle note dolenti legate all'utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione.
In pratica si tratta di un'attività fraudolenta che mira ad ottenere informazioni personali o riservate sfruttando i moderni canali di telecomunicazione (posta elettronica, siti web, contatti telefonici, ecc.) con l'inganno.
L'esempio tipico è quello dell'e-mail o del sito web che si presentano con tutte le sembianze di una società o di una istituzione che gode di autorevolezza, tipo una banca o le forze dell'ordine.
Sotto queste mentite spoglie vengono carpite informazioni strettamente personali all'ignara vittima, spesso il numero di carta di credito o le coordinate bancarie.
A me piace utilizzare come esempio il film "La stangata", dove veniva rappresentata una finta agenzia ippica che serviva solo come facciata per acquisire le puntate.
Il termine deriva da fishing, pescare, per via dei "pescioni" che abboccano (e ne conosco anche qualcuno). Questo tipo di tranello riesce ad abbindolare anche persone di cultura ed intelligenza superiore alla media, solamente un po' più ingenui di altri.
Purtroppo è lo scotto che bisogna pagare per introdurre l'innovazione tecnologica nella nostra società, nel cosiddetto social network, e d'altronde le api sono attirate dai fiori.
L'importante è non demonizzare questo fenomeno facendo di tutta l'erba un fascio ma prenderlo per quello che è, cioè un fenomeno sì in rapida diffusione, ma che "se lo conosci lo eviti".
E' come se non usassimo più l'automobile per paura di fare un incidente. Assurdo!!
Ora scusate ma vi devo lasciare, mi è appena arrivata una e-mail dalla mia banca che dice che hanno smarrito il numero della mia carta di credito; che tonti, ora mi tocca ridarglielo.....
Ciao e a presto.
Roberto

Come eravamo


Se dico Cynar, il pensiero dei meno giovani corre subito a Ernesto Calindri.
Fu un grande attore teatrale, cinematografico e televisivo.
Si spense a 90 anni, dopo averne trascorsi 70 di carriera di alto livello; pochi mesi prima di morire calcava ancora le scene teatrali rappresentando un'opera di Molière.

Nel 1993 fu insignito dal Presidente della repubblica Scalfaro del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Gli spot come testimonial del Cynar furono trasmessi per 20 anni, prima ancora invece fece gli spot per China Martini (lo slogan recitava "Düra minga!").

Chissà come si sente dove si trova ora, al pensiero di essere ricordato per quello spot seduto ad un tavolino in mezzo al traffico, anzichè per i meriti artistici meritati con la sua lunga ed onorata carriera.

Deve saperne qualcosa anche Nino Castenuovo, ricordato per lo più per come saltava la staccionata.

Chissà, tra qualche anno mi aspetto che qualche ragazzino dica "Bonolis? Chi, quello che beveva il caffè in paradiso?" oppure "Ah, si, Mike Bongiorno, quello che faceva la pubblicità con Fiorello..." (scusate il paragone irriverente con Ernesto calindri).

Potenza della pubblicità.

Ma dove vai, se l'avatar non ce l'hai?

Ebbene si, lo confesso, è capitato anche a me.
A me che più di 20 anni or sono mi ingegnavo con i primi home computer (per la cronaca uno ZX Spectrum 48k).
A me che sono cresciuto mangiando pane e tecnologia.
A me a cui, nei miei trascorsi in una grande e nota azienda di servizi del credito, avevano affibbiato il vezzeggiativo "homo tecnologicus".
Quando è successo? Sul finire dell'anno scorso, subito dopo l'inaugurazione del portale di una nostra testata motoristica.
Io, armatomi della curiosità di un bambino e della razionalità di analisi che mi sono propri, rivolto il portale come un calzino cercando di individuarne i punti di forza (a dire il vero pochi) ma soprattutto i punti deboli (questi purtroppo erano tantini, sic!).
Mi confronto con una giovane collega appassionata di motori e forum sul tema, che prontamente mi dice: "Sinceramente mi aspettavo molto di più, pensa che non ti offre nemmeno la possibilità di inserire un AVATAR personalizzato nel forum!!!"
Un AVATAR?!? Ma che lingua parla questa? Li ho capito veramente di essere "obsoleto" ed ho fatto un'esame di coscienza.
Praticamente il mio approccio era stato razionale ed avevo analizzato la correttezza delle funzionalità, la semplicità d'uso dell'interfaccia, la ricchezza di contenuti, le performances della navigazione, l'interattività.
La mia collega invece si era soffermata solo sulle personalizzazioni e sull'aspetto emotivo.
Desiderava un'applicazione che fosse diversa da quella di qualsiasi utente del sito e che potesse trasmettere il proprio stato d'animo agli altri iscritti.
Eh, si, perchè i messaggi nei forum non sono basati solo su quello che si scrive nel post, ma anche sull'avatar, sugli emoticons usati come se piovesse, sulle frasi a piè commenti, sui font, sui colori....
Fino a quel giorno utilizzavo regolarmente il browser Internet e un'infinità di account di posta elettronica. Tutto qui.
Pur essendo a conoscenza dell'esistenza di feed RSS, instant messaging, forum, blog, ecc., non avevo mai avuto lo stimolo di approfondire questi argomenti perchè non ne sentivo la necessità.
Non mi rendevo condo che così mi precludevo tempi, modalità e persone con cui COMUNICARE. Ora utilizzo quotidianamente 2 applicativi di instant messaging contemporaneamente, ho altri 2 account di posta elettronica, consulto regolarmente vari feed rss, forum e blog di mio interesse, ho il MIO avatar, il MIO nick, mi diletto con montaggi audio/video, comunico tramite webcam e finalmente ho il MIO blog (ideato e realizzato in una notte!).
Volevo utilizzare la frase "dulcis in fundo" ma non l'ho ritenuta appropriata, in quanto questo (almeno per me) è solo l'inizio.
La mia vuole essere una testimonianza verso tutti quelli che si stanno avvicinando timidamente o con diffidenza alle nuove forme di comunicazione (se siete arrivati fino a qui vuol dire che almeno un piccolo passo lo avete fatto).
Come diceva Giovanni Paolo II, "Non abbiate paura!".

martedì 12 giugno 2007

L'Oscar della settimana

Vi ricordate l'attore statunitense Danny De Vito quando verso la fine del 2006 si presentò ubriaco ad uno show televisivo? In quell'occasione si giustificò dicendo "La colpa è di tutti i limoncelli che ho bevuto stanotte in compagnia di George Clooney".
Pare invece che la sua sia stata una geniale trovata di marketing: infatti ora il simpatico attore ha lanciato un limoncello con il proprio nome, prodotto nella penisola Sorrentina, invitando i consumatori a dare il proprio parere.
Eh, si, non c'è che dire! Tanto di cappello a quella vecchia volpe di Danny De Vito.
D'altronde, da un attore "tappo" alla bottiglia il passo è breve..........
Ciao a tutti.
Roberto

lunedì 11 giugno 2007

Emozionando

Fino ad una settimana fa non avevo idea di chi fosse Joss Stone. Poi una mattina in auto mi capitò di ascoltare per radio un suo brano, che mi colpì a tal punto che il giorno stesso mi precipitai ad acquistare quel CD.
Con mia enorme sorpresa scoprii che quella voce non apparteneva ad una soul singer di colore, bensì ad una giovane ragazza bianca dall'aspetto più simile a quello di Nicole Kidman che a quello di Aretha Franklin(!!).
La mia curiosità di saperne di più su questo fenomeno della natura a questo punto è schizzata alle stelle: sono corso ad acquistare anche i due precedenti album.
Non contento, ho curiosato sul web la sua biografia, scoprendo tra l'altro che il suo primo album risale al 2003 (quando aveva solo 16 anni), che nel 2007 era stata ospite del Pippone nazionale al Festival di Sanremo e che canta a piedi scalzi come Joan Baez.
Gira voce sul web che nel 2003, quando non era ancora conosciuta, il suo produttore presentò agli addetti ai lavori il suo album d'esordio, tenendola nascosta nella stanza accanto.
Solo ad ascolto dei brani avvenuto invitava la sua pupilla ad entrare in studio per vedere lo stupore dipinto sui volti dei discografici.
Questo è un perfetto esempio di promozione di un prodotto: se già normalmente quell'album aveva tutte le carte in regola per essere apprezzato, con questa trovata se ne amplificava il successo.
Quel discografico non si è accontentato di soddisfare un'esigenza, ma ha voluto stupire.
Nel mio caso ha funzionato: quando l'ho ascoltata per la prima volta in auto, mi trovavo nella stessa condizione dei discografici, cioè non avevo occhi per vedere ma avevo solo la mia immaginazione.

venerdì 8 giugno 2007

I nuovi barbari

Le invettive televisive di Sgarbi, i reality, i manifesti di Oliviero Toscani, gli spot col peto, le parolacce in diretta tv e ripetute all'infinito dalle trasmissioni satiriche e dal web.
Parlatene bene, parlatene male, purchè se ne parli. Ma è ancora valido questo pensiero?
Chi utilizza un certo linguaggio non lo fa forse perchè vuole attenzione?
Non è forse lo stesso ragionamento che fanno i bimbi quando pronunciano le prime parolacce sentite chissà dove? Qual'è il messaggio che diamo alle nuove generazioni? Una volta gli educatori erano solo i genitori e la scuola.
Poi i giovani hanno cominciato a venire bombardati da stimoli provenienti dai mezzi di comunicazione più disparati. Oggi addirittura sono loro stessi ad andare a cercarsi questi stimoli, si "bombardano" da soli, si costruiscono un linguaggio fai-da-te, si creano le loro regole comportamentali, si trovano spaesati in mezzo a tutti i messaggi a cui quotidianamente vengono sottoposti, ormai non sanno più distinguere a quale fonte dare ascolto.
E i media, anche quelli di nuova generazione, cosa fanno? Alimentano questo circolo vizioso aumentando la soglia dei messaggi di un certo genere.
Oggi mi sono trovato a commentare con alcune persone messaggi pubblicitari provocatori come quello dello spot tv della Vigorsol, con lo scoiattolo che ha problemi di aerofagia.
A me pare che, al di là del buon gusto e dell'opportunità di trasmettere uno spot del genere anche in fasce orarie in cui i più giovani posso cogliere questo messaggio come qualcosa "che è normale, che tanto fanno tutti, che è divertente se succede", mi viene spontanea una riflessione.
Soprattutto in Italia, popolo di artisti, pittori, scultori, scrittori, inventori (una volta anche di navigatori, oggi di designer), se il marketing pubblicitario ricorre a questi mezzucci per attirare l'attenzione del consumatore (il che mi ricorda un po' i film nazional-pecorecci di Alvaro Vitali con parolacce a go-go per strappare la risata), vuol dire che siamo veramente alla frutta, che le vene dei creativi si stanno esaurendo.
I reality sono un'altra dimostrazione che il trash ormai sta dilagando sotto ogni forma di comunicazione.
L'audience sale se la pupa di turno non riconosce la foto di Mao Tse Tung, Hitler o Einstein, o se gli isolano di turno si accapigliano.
Ma qual'è la ricetta per invertire la tendenza, per ritrovare un'identità che avevamo?
A mio modesto avviso, in un periodo storico dove le informazioni ed i messaggi abbondano e ridondano, per distinguersi occorrono idee nuove e nuovi modi di pensare.
Una volta probabilmente si riusciva a colpire un consumatore con un messaggio che soddisfaceva i suoi bisogni, ora invece bisogna stupirlo, sorprenderlo, coglierlo in contropiede, prima ancora che lui si renda conto di avere un'esigenza.
Il messaggio deve essere chiaro, inequivocabile, deve parlare la stessa "lingua" della persona a cui viene rivolto, non può essere standardizzato, ma deve sempre più essere come un vestito "su misura".

Di belle donne (soprattutto al giorno d'oggi che la cosmetica e la chirurgia fanno ritocchi) ce ne sono diverse in giro, ma quante non ci fanno scappare a gambe levate appena aprono bocca?

Quante hanno il cosiddetto "fascino" che ti trapassa da parte a parte e ti rimane nel cervello anche a distanza di tempo dopo averle incontrate, e ti fanno desiderare di avere nuovamente un'esperienza simile? Quante ti colpiscono al primo impatto, quante ti trasmettono una forte emozione (a differenza di quelle a cui ci abituiamo poco per volta e che poi in fondo non saranno mai come noi vogliamo, come un'opera incompiuta).

Io giusto oggi ne ho incontrata una, e devo dire che erano parecchi anni che non mi capitava di incontrare una donna così, una donna che potrei stare ad ascoltare per ore ed ore senza stancarmi, come incantato.

Ecco come dovrebbero essere i messaggi pubblicitari, ma per arrivarci dobbiamo liberarci dai nostri preconcetti, perchè se ragioniamo come gli altri si aspettano che facciamo, non riusciremo mai a stupirli.

Dobbiamo vedere quello che gli altri non vedono.

Dobbiamo sentire quello che gli altri non sentono.

Dobbiamo dire quello che gli altri non dicono.

Quando riusciremo a fare questo, potremo dire di essere sulla buona strada, poi da qui in avanti sarà tutto da costruire, visto che non esistono ancora modelli di riferimento per il cambio culturale in atto nella società attuale.

Voi cosa ne pensate?

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