Innovazione? Presto, prestissimo, anzi con calma
Ultimamente capita sempre più spesso di assistere a situazioni in cui viene proposta un'idea innovativa che però, per i motivi più svariati, viene vista con diffidenza, quando addirittura non viene stroncata sul nascere. Ok, direte voi, da che mondo è mondo è sempre stato così, solo che oggi vengono proposte idee innovative a ritmi sempre più serrati, non fosse altro che per il fatto di essere supportate dai passi da gigante che la tecnologia sta compiendo.
La cosa strana però è che le stesse persone che sono riluttanti ad accettare le innovazioni sono le stesse persone che non perdono occasione per dichiararsi "tecnologicamente evolute", "conquistate da Internet", "affascinate dalle potenzialità che la tecnologia attuale offre", "favorevoli all'introduzione di strumenti, metodi e modi di pensare innovativi nel proprio ambito lavorativo". La verità è che tante di queste persone conoscono molto poco questi argomenti e quel che è peggio è che talvolta sono convinti di conoscerli approfonditamente. La prima risposta che forniscono quando gli sottopongono un'innovazione è "Bello, ma quanto mi costa? No, no, non mi conviene, rimando l'investimento a tempi migliori, e poi che garanzie di successo ho?" che tradotto significa "forse tra vent'anni", per la serie "vai avanti tu che a me vien da ridere".
Non è nemmeno un fatto di età, in quanto spesso sono persone relativamente giovani, quindi potenzialmente più predisposte ad assimilare i cambiamenti, quanto un fatto di mentalità e di carattere. Come suggerisce l'etimologia della parola, innovazione sottointende l'introduzione di una novità; novità a sua volta sottointende qualcosa di nuovo, che non esiste ancora.
Ma che senso ha aspettare che tutte le imprese sfruttino per prime questa opportunità irripetibile e consolidino la loro superiorità, arrivando per ultimi?
Dove sarebbe allora il plus competitivo?
Attualmente le aziende si dividono in due categorie, quelle che ci credono e quelle no, anche perchè una via di compromesso non risulterebbe vincente.
Quelle che non ci credono provano al massimo timidi approcci con budget risicati (e risultati ovviamente in proporzione) destinati a fallire, ma con la coscienza a posto perchè ci hanno provato e con la possibilità di poter dire "Ecco, ve l'avevo detto che non poteva funzionare!". Peccato che questa non è la solita bolla di sapone perchè, cari signori, la Rivoluzione con la erre maiuscola è già in atto e si registrano già i primi success case (alcuni clamorosi) di imprese che hanno avuto la capacità di vederne in anticipo le potenzialità.
Hanno ridisegnato le proprie strategie in funzione dei cambiamenti in atto sul mercato, pronte per recitare un ruolo da protagoniste.
Il mercato e già cambiato e si sta orientando su nuovo paradigmi di comunicazione e di business.
Ma il mercato è fatto di persone, che pensano e si relazionano in modo nuovo, e per comprenderlo bisogna cominciare a pensare come loro.
Una doverosa precisazione: con il termine "imprese" intendo sia private che pubbliche, con il sistema scolastico come fanalino di coda.
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