I nuovi barbari
Le invettive televisive di Sgarbi, i reality, i manifesti di Oliviero Toscani, gli spot col peto, le parolacce in diretta tv e ripetute all'infinito dalle trasmissioni satiriche e dal web.
Parlatene bene, parlatene male, purchè se ne parli. Ma è ancora valido questo pensiero?
Chi utilizza un certo linguaggio non lo fa forse perchè vuole attenzione?
Non è forse lo stesso ragionamento che fanno i bimbi quando pronunciano le prime parolacce sentite chissà dove? Qual'è il messaggio che diamo alle nuove generazioni? Una volta gli educatori erano solo i genitori e la scuola.
Poi i giovani hanno cominciato a venire bombardati da stimoli provenienti dai mezzi di comunicazione più disparati. Oggi addirittura sono loro stessi ad andare a cercarsi questi stimoli, si "bombardano" da soli, si costruiscono un linguaggio fai-da-te, si creano le loro regole comportamentali, si trovano spaesati in mezzo a tutti i messaggi a cui quotidianamente vengono sottoposti, ormai non sanno più distinguere a quale fonte dare ascolto.
E i media, anche quelli di nuova generazione, cosa fanno? Alimentano questo circolo vizioso aumentando la soglia dei messaggi di un certo genere.
Oggi mi sono trovato a commentare con alcune persone messaggi pubblicitari provocatori come quello dello spot tv della Vigorsol, con lo scoiattolo che ha problemi di aerofagia.
A me pare che, al di là del buon gusto e dell'opportunità di trasmettere uno spot del genere anche in fasce orarie in cui i più giovani posso cogliere questo messaggio come qualcosa "che è normale, che tanto fanno tutti, che è divertente se succede", mi viene spontanea una riflessione.
Soprattutto in Italia, popolo di artisti, pittori, scultori, scrittori, inventori (una volta anche di navigatori, oggi di designer), se il marketing pubblicitario ricorre a questi mezzucci per attirare l'attenzione del consumatore (il che mi ricorda un po' i film nazional-pecorecci di Alvaro Vitali con parolacce a go-go per strappare la risata), vuol dire che siamo veramente alla frutta, che le vene dei creativi si stanno esaurendo.
I reality sono un'altra dimostrazione che il trash ormai sta dilagando sotto ogni forma di comunicazione.
L'audience sale se la pupa di turno non riconosce la foto di Mao Tse Tung, Hitler o Einstein, o se gli isolano di turno si accapigliano.
Ma qual'è la ricetta per invertire la tendenza, per ritrovare un'identità che avevamo?
A mio modesto avviso, in un periodo storico dove le informazioni ed i messaggi abbondano e ridondano, per distinguersi occorrono idee nuove e nuovi modi di pensare.
Una volta probabilmente si riusciva a colpire un consumatore con un messaggio che soddisfaceva i suoi bisogni, ora invece bisogna stupirlo, sorprenderlo, coglierlo in contropiede, prima ancora che lui si renda conto di avere un'esigenza.
Il messaggio deve essere chiaro, inequivocabile, deve parlare la stessa "lingua" della persona a cui viene rivolto, non può essere standardizzato, ma deve sempre più essere come un vestito "su misura".
Di belle donne (soprattutto al giorno d'oggi che la cosmetica e la chirurgia fanno ritocchi) ce ne sono diverse in giro, ma quante non ci fanno scappare a gambe levate appena aprono bocca?
Quante hanno il cosiddetto "fascino" che ti trapassa da parte a parte e ti rimane nel cervello anche a distanza di tempo dopo averle incontrate, e ti fanno desiderare di avere nuovamente un'esperienza simile? Quante ti colpiscono al primo impatto, quante ti trasmettono una forte emozione (a differenza di quelle a cui ci abituiamo poco per volta e che poi in fondo non saranno mai come noi vogliamo, come un'opera incompiuta).
Io giusto oggi ne ho incontrata una, e devo dire che erano parecchi anni che non mi capitava di incontrare una donna così, una donna che potrei stare ad ascoltare per ore ed ore senza stancarmi, come incantato.
Ecco come dovrebbero essere i messaggi pubblicitari, ma per arrivarci dobbiamo liberarci dai nostri preconcetti, perchè se ragioniamo come gli altri si aspettano che facciamo, non riusciremo mai a stupirli.
Dobbiamo vedere quello che gli altri non vedono.
Dobbiamo sentire quello che gli altri non sentono.
Dobbiamo dire quello che gli altri non dicono.
Quando riusciremo a fare questo, potremo dire di essere sulla buona strada, poi da qui in avanti sarà tutto da costruire, visto che non esistono ancora modelli di riferimento per il cambio culturale in atto nella società attuale.
Voi cosa ne pensate?
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