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venerdì 27 luglio 2007

ADV= Ascolto, Dico, Vedo

Oggi voglio dare una mia personale interpretazione della sigla ADV:

A = Ascoltare
D = Dire
V = Vedere

ovvero:

  • ascoltare ogni rumore di fondo che possa esserci utile per comprendere i desideri dei clienti e dei consumatori, misurare tutto il misurabile
  • enunciare le strategie di Advertising sulla base di quanto ascoltato ed osservato
  • osservare il mondo circostante e gli eventi con spirito di osservazione ed occhi critici, analizzare i dati misurati

Ciao a tutti.

Roberto

mercoledì 25 luglio 2007

Fuori dagli schemi

Ieri mentre postavo sul mio Blog dedicato al buonumore (raggiungibile dal mio profilo) mi si è accesa una lampadina: ho avuto un'idea innovativa per implementare l'advertising in un ambito finora inesplorato ma molto promettente.
Sono molto soddisfatto in quanto uno degli obiettivi del mio blog parallelo era appunto quello di aiutare l'apertura mentale per osservare il mondo da nuove prospettive.

Infatti sono convinto che per innovare bisogna ragionare fuori dagli schemi, e quale mezzo migliore dell'umorismo?
L'umorismo si basa sul paradosso, stimola il buonumore attraverso l'esposizione di una situazione in contrasto con le logiche abituali.
Non fa ridere ad esempio una battuta che non si discosta dalla realtà, oppure la classica battuta "telefonata" che permette all'ascoltatore di arrivare in anticipo alla frase che dovrebbe fare scoppiare la risata.
Deve essere imprevedibile, deve coglierci impreparati, questo è il segreto per avere successo in questo ambito, così come la creatività deve essere sfruttata per esplorare nuove opportunità di business.
A presto.

Roberto

lunedì 23 luglio 2007

Elezioni USA

Rivoluzionario.
Questo è l'aggettivo utilizzato dai media per definire l'approccio alla selezione del candidato del Partito Democratico alla Presidenza degli Stati Uniti.
Infatti lunedì 23 sera gli 8 candidati si confronteranno (anche) sulla base di video selezionati da YouTube, in collaborazione con la CNN, in cui i cittadini pongono quesiti ai candidati stessi.

OK, questo fatto non ha precedenti nel mondo, però non mi sembra questa grande rivoluzione, piuttosto ha più l'aria di una operazione "simpatia", di propaganda elettorale, per dare un'immagine innovativa di chi si candida alla guida del Paese.

Anzitutto non è una videoconferenza come è stata definita dai media e nemmeno un dialogo, in quanto avviene con modalità monodirezionale e per giunta asincrona.

Da YouTube verranno selezionate solo alcune domande, con criteri rigorosissimi (che non è dato sapere), come d'altronde avviene già da tempo con i giornalisti accreditati che nelle sale stampa pongono al Presidente domande già depositate in precedenza ed analizzate da una apposita Commissione.

Personalmente non vedo grosse differenze ad esempio rispetto all'invio di filmati per posta su videocassette analogiche VHS, così come non vedo quanto più innovativa possa essere questa iniziativa rispetto alle votazioni telematiche tenutesi in Estonia (paese non di certo non all'avanguardia nella tecnologica) nel 2006.

La differenza sta semmai nel fatto che potenzialmente potrebbero essere selezionati anche videoquesiti del fruttivendolo di origini portoricane Josè Gonzales, dell'esule cubano Paco Juantorena, del ragazzino di colore del Queens Billy Joe Jackson, e sicuramente ci saranno, per dare un'idea di apertura verso la base della popolazione.

Un'altra differenza sta nel fatto che TUTTI i videoquesiti, quindi non solo quelli selezionati, sono pubblici ed accessibili a chiunque nel mondo abbia una connessione ad Internet, però a banda larga.
E' anche vero che comunque ci sarebbero finiti questi filmati su YouTube; mi sembra quasi una "ruffianata", per la serie "se non riesci a sconfiggere il tuo nemico, alleati con lui".

Va considerato in ultima analisi un primo passo verso l'utilizzo di nuove forme di comunicazione anche nella scelta di una persona candidata alla guida della maggiore potenza mondiale.
In questo caso è il vertice della piramide che utilizza i canali della gente comune che sta invece alla base.

Per saperne di più: http://www.corriere.it

domenica 22 luglio 2007

Aforisma del giorno

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee. (George Bernard Shaw)

sabato 21 luglio 2007

Are you ready for Web 2.0?

Ho notato che sempre più spesso ci sono persone che si autodefiniscono "Web 2.0 oriented" fino al midollo, altre che asseriscono di avere sempre avuto il Web nel DNA, altre ancora che dicono di essere già oltre, al "Web 3.0".

Secondo me c'è un po' di confusione in giro, quindi ho realizzato un test di autovalutazione semiserio per dare modo a tutti di capire se, come modo di pensare e di comportarsi, si rientra in questa classificazione virtuale di Web 2.0.

Basta cliccare sul collegamento sottostante ed il gioco è fatto (mi raccomando non barate, le soluzioni vanno consultate solo alla fine).
Buon test!

;-) Roberto

http://docs.google.com/Doc?id=dgx79333_4ggm4dd

P.S. I più attenti avranno notato che mi sono avvalso di Google Docs & Spreadsheets, che è ancora lontano da Office e OpenOffice ma in casi come questo è veramente comodo; attualmente è ancora in Beta ma sta migliorando......

venerdì 20 luglio 2007

Noio....volevam savuàr



50 anni fa l'Italia, uscita disastrata dal conflitto mondiale, si ritrovava a rimboccarsi le maniche per costruirsi un futuro migliore, seppur senza una preparazione di base.

Al cinema proiettavano il film culto "Totò, Peppino e la...Malafemmina" (alzi la mano chi non ne ha mai visto nemmeno uno spezzone), ricco di scene esilaranti ed evoluzioni linguistiche che ironizzano sul basso livello di istruzione di quel periodo.

Da manuale della comunicazione sono ad esempio le famosissime scene in piazza Duomo a Milano col vigile oppure quella della lettera.

Certo, oggi certe espressioni fanno sorridere, l'analfabetismo è ai minimi storici, viviamo nell'era della Comunicazione con la C maiuscola, eppure........c'è qualcosa che non mi torna ugualmente.

Normalmente una lingua evolve nel corso dei secoli, decenni nel caso del secolo appena trascorso, tranne l'ultimo periodo in cui il linguaggio e la comunicazione, grazie alle nuove tecnologie, hanno vissuto un cambiamento esponenziale.
La gente non ha avuto il tempo per metabolizzare questo cambiamento repentino, col risultato di sentire o vedere strafalcioni che non stanno in cielo in terra.
Gli esempi che posso fare sono tanti.

Gli SMS: mi ricordo che con i primi cellulari Nokia dotati di T9 dissi: "Finalmente! Ecco qualcosa che rivoluzionerà il modo di scrivere messaggi della gente!". A distanza di anni penso di essere uno dei pochi che lo usa (ma perchè poi?) mentre sugli SMS è tutto un proliferare di tvttb, xkè, nn, qlc, cmq, asp e codici fiscali vari....

Chat & forum: il linguaggio usato è quello degli sms, con l'aggiunta di avatar ed emoticons.
Qui però è giustificato dall'assenza del T9 e dall'esigenza di comunicare in tempi sempre più ristretti, quasi alla stessa velocità della parola.

E-mail: dal momento che il messaggio non viene letto in tempo reale, l'esigenza di usare termini ipercontratti non è così sentita, anche se l'abitudine porta a farne uso anche quando non serve.
Spesso inoltre la posta elettronica è un mezzo di comunicazione formale e quindi la grammatica è più curata: in questo caso suggerisco caldamente l'uso del correttore ortografico, concepito per risparmiare tempo e sviste.

Blog: spesso il linguaggio è simile a quello delle e-mail (ma anche qui c'è il correttore ortografico). E' vero che si tratta di un diario personale, in cui ognuno è libero di esprimersi come vuole, ma è altrettanto vero che eventuali strafalcioni inseriti in un blog potrebbero essere letti anche a distanza di anni, quindi........meditate, gente!

Siti: personalmente considero un errore imperdonabile l'utilizzo di un linguaggio inappropriato all'interno di un sito (giusto oggi ho segnalato alla redazione di Tgcom un loro servizio inguardabile da tanto che era pieno di errori).

Lingue straniere: premesso che, soprattutto in certi ambiti, la conoscenza di una o più lingue straniere già da diversi anni è diventata indispensabile, purtroppo spesso viene sfruttata male o a sproposito. Ci sono quindi sia casi in cui si riesce a malapena a balbettare 4 parole slegate come da insegnamento elementare (sulla pronuncia preferisco sorvolare) oppure, soprattutto con la lingua inglese, si tende ad utilizzare terminologie straniere quando esiste la medesima parola in italiano che esprime benissimo lo stesso concetto.
Via libera quindi agli inglesismi che rientrano in un gergo consolidato (nessuno, tantomeno il sottoscritto, si sognerà mai ad esempio di tradurre formattare, postare, cliccare, ecc.), ma non all'esterofilia gratuita giusto per mostrare la propria cultura (senza però che la comunicazione vada a buon fine!!).
E poi non so voi ma io preferisco l'utilizzo di una lingua straniera con termini semplici e comprensibili che ad es. l'utilizzo dell'inglese con termini "Shakespeariani" (concedetemi almeno questo) che però non tutti comprendono.
Lo stesso discorso vale per la madre lingua, occorre avere di volta in volta la capacità di utilizzare un linguaggio adeguato al target di ascoltatori a cui vogliamo rivolgerci, alto o basso che sia.

Voglio fare un appello affinchè vengano utilizzati per comunicare gli strumenti di volta in volta più appropriati, a seconda del luogo, degli interlocutori, e di qualsiasi fattore che possa influenzare la comunicazione.
Il significato di COMUNICAZIONE, non ci dimentichiamo, infatti è l'atto di trasferire un messaggio da un soggetto trasmittente ad un altro ricevente.

Evitiamo la sciatteria linguistica e ricordiamoci che il modo in cui ci poniamo nei confronti del prossimo è l'immagine di noi stessi: se ci poniamo male, verremo sicuramente trattati di conseguenza.
Proviamo una benedetta volta a metterci nei panni del prossimo e chiediamoci: "Ma se io fossi al suo posto come mi aspetterei che si rivolgessero a me?"

Conosco persone preparatissime nel loro ambito che però hanno seri problemi a trasferire le loro conoscenze. Questo è un grossissimo problema, da non sottovalutare: significa che la conoscenza non circola e che rimaniamo TUTTI QUANTI un po' più ignoranti.

Concludo con la mia solita citazione:

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee. (George Bernard Shaw)
Questa invece è (in parte) mia: Dante non è solo il brand di un famoso olio......punto, due punti, ma si, abbondiamo, altrimenti poi dicono che sono provinciale!

Salutandovi indistintamente, Roberto Favini (che sono io). ;-)

venerdì 6 luglio 2007

Il senso della MISURA - parte 3

(segue)

Personalmente ho sempre cercato di mettere in pratica (per quanto possibile) queste linee guida, e devo dire in tutta sincerità che i risultati si sono visti eccome.

Già diversi anni fa in altre aziende predicavo sia l'utilizzo di metodologie che la misurazione dei risultati, ad esempio introducendo il passo di debriefing al termine di un progetto.

Credo di essere stato una pecora nera in questo, in quanto normalmente attività come il debriefing vengono viste all'interno di una azienda come un costo, una perdita di tempo; spesso infatti capita di vedere il proprio team di lavoro ridimensionato come organico PRIMA della conclusione di un progetto, per dedicare le risorse ad altre attività.

Il risultato è che le conoscenze vengono disperse, e con esse sia i punti deboli ed i punti di forza del progetto, quindi col progetto successivo SI RICOMINCIA DA ZERO (!!!).

A questo punto la citazione è doverosa: parlo di Massimo Troisi nel film "Ricomincio da tre" ("perchè devo ricominciare da zero se qualche cosa l'ho già fatta?").

Tornando a noi, ovviamente perchè il debriefing sia utile deve prevedere la partecipazione di TUTTI gli attori del processo, non solo il team leader.

Forse però questo fa parte della cultura italiana, perchè dalle mie esperienze personali ho riscontrato che in ambito internazionale c'è maggiore sensibilità su questo argomento.

Comunque, volendo fare una trasposizione di questi concetti al mondo dei media, balza subito all'occhio che, mentre con i media tradizionali il concetto di misurazione è molto molto limitato, con i nuovi media non è più così.

Ora non è più possibile nascondersi dietro un dito: nel mondo digitale dell'era del web 2.0 è possibile misurare di tutto, anche l'impensabile (anche quello che non si dovrebbe ad es. per motivi di privacy).

Gli esempi potrebbero essere tantissimi: ad esempio non è possibile sapere (se non con delle ipotesi, seppur basate su rilevazioni accuratissime) con assoluta certezza quante persone stanno seguendo una trasmissione o uno spot tv.

Altro esempio: su un periodico cartaceo è possibile sapere quante copie sono state vendute ma non se una determinata pagina, un determinato servizio o una pagina di pubblicità tabellare è stata consultata.

Si potrebbero fare parecchi esempi analoghi con la radio, le affissioni o altri media tradizionali.

Questo probabilmente fa paura a quelle persone che NON vedono di buon occhio il fatto di essere misurate, di essere giudicate direttamente dal consumatore, sulla base di dati oggettivi, ed offrono quindi resistenza al cambiamento.

Ma il cambiamento è già in atto, è intorno a noi, è dentro di noi, ignorarlo significa mentire a noi stessi ed isolarci dal mondo che ci circonda; significa perdere opportunità di business, perdere terreno nei confronti dei competitors.

Voglio chiudere con una citazione:
"If you always do what you've always done, you'll always get what you've always got" W. Edwards Deming(1)
"Se continui a fare ciò che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere sempre lo stesso risultato” W. Edwards Deming (statistico - 1900-1993).

Spero che questo mio post sia stato utile a qualcuno di voi; nonostante le tre puntate in cui l'ho esposto, mi rendo conto che questi argomenti potrebbero e dovrebbero essere affrontati più in profondità.

Se qualcuno di voi dovesse essere interessato a farlo, la cosa mi farebbe veramente piacere e mi troverebbe disponibile.
Grazie a tutti per l'attenzione, alla prossima.

Roberto

giovedì 5 luglio 2007

Il senso della MISURA - parte 2


(segue)

Ma andiamo ad analizzare in dettaglio le singole fasi del "Ciclo di Deming", con particolare enfasi sulla parte spesso più trascurata, ovvero quella relativa alla misurazione.

Anzitutto va detto che è applicabile ad ogni attività, sia essa semplice o complessa secondo lo schema precedentemente descritto:

- “Plan” : stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire risultati conformi ai requisiti del cliente ed alle politiche dell'organizzazione;

- “Do : dare attuazione ai processi;

- “Check” : verifica dei risultati e confronto con gli obiettivi.

È possibile verificare la correttezza della progettazione e dell'attuazione del sistema aziendale e dei processi attraverso la MISURAZIONE, che rappresenta il COLLEGAMENTO fra due momenti basilari:

  • la Progettazione, ovvero la nascita

  • il Miglioramento, ovvero la crescita

Proprio dall’analisi sui dati raccolti l’Organizzazione può intervenire nel modo più idoneo:

  • se emergono discordanze, disponendo di dati oggettivi si possono riportare i processi nella direzione voluta
  • a seguito di conferme, è possibile avviare iniziative rivolte al miglioramento.
La misurazione è uno dei temi meno graditi alle aziende, tuttavia è uno degli elementi portanti del sistema di gestione aziendale: è l'elemento che permette di dire se quello che è stato prima pianificato e poi eseguito ha soddisfatto i requisiti dei clienti e dall'organizzazione.
Senza la misurazione si corre il rischio di procedere secondo sensazioni e non sulla base di fatti documentati.

Le basi della misurazione sono:
  • la misurazione alla base della gestione
  • gli indicatori di performance (KPI)
  • la scelta degli indicatori
  • la misurazione della performance
  • la customer satisfaction e il profitto
E’ quindi fondamentale stabilire Key Performance Indicators e, in base ad essi, misurare il proprio operato, sia per avere un controllo immediato, sia per promuovere azioni di miglioramento.
I dati e le analisi servono per identificare COSA migliorare, mentre le misurazioni con opportuni indicatori segnalano COME migliorare.

- “Act" adottare azioni per migliorare in modo continuo le prestazioni dei processi.
E' in questa sezione che l'Organizzazione registra tutte le azioni Correttive e Preventive intraprese in grado di migliorare il Sistema Aziendale.
Consolidare (individuazione problemi e cause; risoluzione dei problemi, standardizzazione dei processi) e Migliorare.
Il miglioramento (improvement) deve diventare un impegno costante, perché

"quando un cliente riceve un prodotto/servizio superiore alle sue aspettative inizialmente è entusiasta, poi lo considera come acquisito e richiede prestazioni ancora migliori."
(continua)

martedì 3 luglio 2007

Eventi

Nell'agenda degli appuntamenti da non perdere ho inserito un evento che segna il passaggio dal mondo virtuale di Second Life a quello reale.
Infatti nell'ambito del Moon Tale Festival 2007, che si terrà nel Comune toscano di Montale e patrocinato dalla regione Toscana (prima regione italiana ad aggiungere la propria presenza in questo mondo virtuale) si terrà il primo "Second Life Pride", aperto a tutti i 7 milioni e passa di abitanti della comunità virtuale di Second Life.
In questa occasione verranno assegnati riconoscimenti alle iniziative più meritevoli intraprese in tale ambito.
Da segnalare la presenza di diversi artisti famosi quali ad esempio Irene Grandi, che recentemente ha girato un videoclip proprio in Second Life.

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