Noio....volevam savuàr
50 anni fa l'Italia, uscita disastrata dal conflitto mondiale, si ritrovava a rimboccarsi le maniche per costruirsi un futuro migliore, seppur senza una preparazione di base.
Al cinema proiettavano il film culto "Totò, Peppino e la...Malafemmina" (alzi la mano chi non ne ha mai visto nemmeno uno spezzone), ricco di scene esilaranti ed evoluzioni linguistiche che ironizzano sul basso livello di istruzione di quel periodo.
Da manuale della comunicazione sono ad esempio le famosissime scene in piazza Duomo a Milano col vigile oppure quella della lettera.
Certo, oggi certe espressioni fanno sorridere, l'analfabetismo è ai minimi storici, viviamo nell'era della Comunicazione con la C maiuscola, eppure........c'è qualcosa che non mi torna ugualmente.
Normalmente una lingua evolve nel corso dei secoli, decenni nel caso del secolo appena trascorso, tranne l'ultimo periodo in cui il linguaggio e la comunicazione, grazie alle nuove tecnologie, hanno vissuto un cambiamento esponenziale.
La gente non ha avuto il tempo per metabolizzare questo cambiamento repentino, col risultato di sentire o vedere strafalcioni che non stanno nè in cielo nè in terra.
Gli esempi che posso fare sono tanti.
Gli SMS: mi ricordo che con i primi cellulari Nokia dotati di T9 dissi: "Finalmente! Ecco qualcosa che rivoluzionerà il modo di scrivere messaggi della gente!". A distanza di anni penso di essere uno dei pochi che lo usa (ma perchè poi?) mentre sugli SMS è tutto un proliferare di tvttb, xkè, nn, qlc, cmq, asp e codici fiscali vari....
Chat & forum: il linguaggio usato è quello degli sms, con l'aggiunta di avatar ed emoticons.
Qui però è giustificato dall'assenza del T9 e dall'esigenza di comunicare in tempi sempre più ristretti, quasi alla stessa velocità della parola.
E-mail: dal momento che il messaggio non viene letto in tempo reale, l'esigenza di usare termini ipercontratti non è così sentita, anche se l'abitudine porta a farne uso anche quando non serve.
Spesso inoltre la posta elettronica è un mezzo di comunicazione formale e quindi la grammatica è più curata: in questo caso suggerisco caldamente l'uso del correttore ortografico, concepito per risparmiare tempo e sviste.
Blog: spesso il linguaggio è simile a quello delle e-mail (ma anche qui c'è il correttore ortografico). E' vero che si tratta di un diario personale, in cui ognuno è libero di esprimersi come vuole, ma è altrettanto vero che eventuali strafalcioni inseriti in un blog potrebbero essere letti anche a distanza di anni, quindi........meditate, gente!
Siti: personalmente considero un errore imperdonabile l'utilizzo di un linguaggio inappropriato all'interno di un sito (giusto oggi ho segnalato alla redazione di Tgcom un loro servizio inguardabile da tanto che era pieno di errori).
Lingue straniere: premesso che, soprattutto in certi ambiti, la conoscenza di una o più lingue straniere già da diversi anni è diventata indispensabile, purtroppo spesso viene sfruttata male o a sproposito. Ci sono quindi sia casi in cui si riesce a malapena a balbettare 4 parole slegate come da insegnamento elementare (sulla pronuncia preferisco sorvolare) oppure, soprattutto con la lingua inglese, si tende ad utilizzare terminologie straniere quando esiste la medesima parola in italiano che esprime benissimo lo stesso concetto.
Via libera quindi agli inglesismi che rientrano in un gergo consolidato (nessuno, tantomeno il sottoscritto, si sognerà mai ad esempio di tradurre formattare, postare, cliccare, ecc.), ma non all'esterofilia gratuita giusto per mostrare la propria cultura (senza però che la comunicazione vada a buon fine!!).
E poi non so voi ma io preferisco l'utilizzo di una lingua straniera con termini semplici e comprensibili che ad es. l'utilizzo dell'inglese con termini "Shakespeariani" (concedetemi almeno questo) che però non tutti comprendono.
Lo stesso discorso vale per la madre lingua, occorre avere di volta in volta la capacità di utilizzare un linguaggio adeguato al target di ascoltatori a cui vogliamo rivolgerci, alto o basso che sia.
Voglio fare un appello affinchè vengano utilizzati per comunicare gli strumenti di volta in volta più appropriati, a seconda del luogo, degli interlocutori, e di qualsiasi fattore che possa influenzare la comunicazione.
Il significato di COMUNICAZIONE, non ci dimentichiamo, infatti è l'atto di trasferire un messaggio da un soggetto trasmittente ad un altro ricevente.
Evitiamo la sciatteria linguistica e ricordiamoci che il modo in cui ci poniamo nei confronti del prossimo è l'immagine di noi stessi: se ci poniamo male, verremo sicuramente trattati di conseguenza.
Proviamo una benedetta volta a metterci nei panni del prossimo e chiediamoci: "Ma se io fossi al suo posto come mi aspetterei che si rivolgessero a me?"
Al cinema proiettavano il film culto "Totò, Peppino e la...Malafemmina" (alzi la mano chi non ne ha mai visto nemmeno uno spezzone), ricco di scene esilaranti ed evoluzioni linguistiche che ironizzano sul basso livello di istruzione di quel periodo.
Da manuale della comunicazione sono ad esempio le famosissime scene in piazza Duomo a Milano col vigile oppure quella della lettera.
Certo, oggi certe espressioni fanno sorridere, l'analfabetismo è ai minimi storici, viviamo nell'era della Comunicazione con la C maiuscola, eppure........c'è qualcosa che non mi torna ugualmente.
Normalmente una lingua evolve nel corso dei secoli, decenni nel caso del secolo appena trascorso, tranne l'ultimo periodo in cui il linguaggio e la comunicazione, grazie alle nuove tecnologie, hanno vissuto un cambiamento esponenziale.
La gente non ha avuto il tempo per metabolizzare questo cambiamento repentino, col risultato di sentire o vedere strafalcioni che non stanno nè in cielo nè in terra.
Gli esempi che posso fare sono tanti.
Gli SMS: mi ricordo che con i primi cellulari Nokia dotati di T9 dissi: "Finalmente! Ecco qualcosa che rivoluzionerà il modo di scrivere messaggi della gente!". A distanza di anni penso di essere uno dei pochi che lo usa (ma perchè poi?) mentre sugli SMS è tutto un proliferare di tvttb, xkè, nn, qlc, cmq, asp e codici fiscali vari....
Chat & forum: il linguaggio usato è quello degli sms, con l'aggiunta di avatar ed emoticons.
Qui però è giustificato dall'assenza del T9 e dall'esigenza di comunicare in tempi sempre più ristretti, quasi alla stessa velocità della parola.
E-mail: dal momento che il messaggio non viene letto in tempo reale, l'esigenza di usare termini ipercontratti non è così sentita, anche se l'abitudine porta a farne uso anche quando non serve.
Spesso inoltre la posta elettronica è un mezzo di comunicazione formale e quindi la grammatica è più curata: in questo caso suggerisco caldamente l'uso del correttore ortografico, concepito per risparmiare tempo e sviste.
Blog: spesso il linguaggio è simile a quello delle e-mail (ma anche qui c'è il correttore ortografico). E' vero che si tratta di un diario personale, in cui ognuno è libero di esprimersi come vuole, ma è altrettanto vero che eventuali strafalcioni inseriti in un blog potrebbero essere letti anche a distanza di anni, quindi........meditate, gente!
Siti: personalmente considero un errore imperdonabile l'utilizzo di un linguaggio inappropriato all'interno di un sito (giusto oggi ho segnalato alla redazione di Tgcom un loro servizio inguardabile da tanto che era pieno di errori).
Lingue straniere: premesso che, soprattutto in certi ambiti, la conoscenza di una o più lingue straniere già da diversi anni è diventata indispensabile, purtroppo spesso viene sfruttata male o a sproposito. Ci sono quindi sia casi in cui si riesce a malapena a balbettare 4 parole slegate come da insegnamento elementare (sulla pronuncia preferisco sorvolare) oppure, soprattutto con la lingua inglese, si tende ad utilizzare terminologie straniere quando esiste la medesima parola in italiano che esprime benissimo lo stesso concetto.
Via libera quindi agli inglesismi che rientrano in un gergo consolidato (nessuno, tantomeno il sottoscritto, si sognerà mai ad esempio di tradurre formattare, postare, cliccare, ecc.), ma non all'esterofilia gratuita giusto per mostrare la propria cultura (senza però che la comunicazione vada a buon fine!!).
E poi non so voi ma io preferisco l'utilizzo di una lingua straniera con termini semplici e comprensibili che ad es. l'utilizzo dell'inglese con termini "Shakespeariani" (concedetemi almeno questo) che però non tutti comprendono.
Lo stesso discorso vale per la madre lingua, occorre avere di volta in volta la capacità di utilizzare un linguaggio adeguato al target di ascoltatori a cui vogliamo rivolgerci, alto o basso che sia.
Voglio fare un appello affinchè vengano utilizzati per comunicare gli strumenti di volta in volta più appropriati, a seconda del luogo, degli interlocutori, e di qualsiasi fattore che possa influenzare la comunicazione.
Il significato di COMUNICAZIONE, non ci dimentichiamo, infatti è l'atto di trasferire un messaggio da un soggetto trasmittente ad un altro ricevente.
Evitiamo la sciatteria linguistica e ricordiamoci che il modo in cui ci poniamo nei confronti del prossimo è l'immagine di noi stessi: se ci poniamo male, verremo sicuramente trattati di conseguenza.
Proviamo una benedetta volta a metterci nei panni del prossimo e chiediamoci: "Ma se io fossi al suo posto come mi aspetterei che si rivolgessero a me?"
Conosco persone preparatissime nel loro ambito che però hanno seri problemi a trasferire le loro conoscenze. Questo è un grossissimo problema, da non sottovalutare: significa che la conoscenza non circola e che rimaniamo TUTTI QUANTI un po' più ignoranti.
Concludo con la mia solita citazione:Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee. (George Bernard Shaw)Questa invece è (in parte) mia: Dante non è solo il brand di un famoso olio......punto, due punti, ma si, abbondiamo, altrimenti poi dicono che sono provinciale!
Salutandovi indistintamente, Roberto Favini (che sono io). ;-)
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