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sabato 8 dicembre 2007

Web 2.0: informazione o dialogo?

L'informazione sui media digitali nel web 2.0 diventa interattiva....c'è sempre maggiore spazio dedicato agli User Generated Content (soprattutto ai video)...
Ma è sempre così?
Avevo già anticipato le mie percezioni in questo post (con cui peraltro ho raccolto consensi molto positivi), ma mi sento in dovere di riprenderlo alla luce di nuovi spunti di discussione.
Ogni tanto mi capita di inviare commenti e/o suggerimenti a redazioni di portali di informazione ed oggi è toccato al Tgcom.
Cerco disperatamente sul portale l'area dei contatti (una qualsiasi, sia post che e-mail) ma con mia sorpresa non trovo nulla di nulla.
Ma come? Eppure c'era, non sarà mica la prima volta che scrivo a questa redazione: possibile che abbiano tolto un servizio molto utile già esistente?
Ma io non demordo, il mio desiderio di comunicare non conosce ostacoli.
Alla fine scopro che l'unico punto di contatto con la redazione è all'interno di ogni singolo servizio.
In homepage invece, per informazioni, commenti e suggerimenti di carattere generale....niente.
Ok, meglio di 2 dita negli occhi, però la comunicazione va agevolata, non intralciata. Cmq l'ho fatto ugualmente presente.

Questo è solo un esempio, ma non escludo (anche se mi auguro di sbagliarmi) che altri portali di informazione utilizzino strumenti di comunicazione poco funzionali.

Vedo in sostanza poco spazio dedicato alla "parola" dei lettori e molto (cavalcando l'onda dei fenomeni come YouTube) ai video, spesso relativi a curiosità e amenità varie presenti in rete e poco pertinenti con il concetto di informazione.

Se l'interpretazione di web 2.0 è questa, allora significa che io non ho capito niente di questo fenomeno di massa. Sembra piuttosto la trasposizione digitale della carta stampata o della tv.

Personalmente se dovessi essere interessato a contenuti multimediali di un certo tipo andrei a cercarli su un social network dedicato e ricco di contenuti, non di certo su un portale di informazione dove posso trovare 1 milionesimo degli stessi contenuti e dove invece mi aspetto di trovare INFORMAZIONE, quella che YouTube e i suoi cloni non possono dare.

giovedì 4 ottobre 2007

Pubblicità comportamentale per i motori di ricerca

Google e Yahoo! ricorrono all'analisi transazionale per tarare l'offerta pubblicitaria sui dati personali del singolo visitatore del web.

Google ha iniziato i test sulla "pubblicità interattiva"
, sistema basato sulle risposte dei navigatori alla pubblicità proposta dalle pagine web, con Google Gadget Ads, una tecnologia che consente una sorta di zapping televisivo all'interno della pagina.
Gli inserzionisti potranno verificare se e cosa prediligono i visitatori, cosa ha attratto la loro attenzione, quante volte e quanto a lungo hanno guardato, se hanno utilizzato funzionalità speciali accelerando o rallentando la visione e per quanto tempo.

E' prevedibile una futura integrazione con sistemi di pagamento tipo Paypal o l'integrazione con i contenuti di YouTube e Google Maps; tra i primi a testare il sistema saranno alcuni big dell'industria americana, da PepsiCo a Paramount Vantage, da Honda a Intel e altri ancora.

Yahoo! però non sta a guardare e, oltre a clonare la tecnologia del rivale con un nuovo algoritmo di pertinenza, attiverà un sistema ancora più sofisticato per rilevare i comportamenti dei navigatori.
Saranno collegate e valutate non solo le richieste percentuali ma anche i rapporti tra esse e la personalità dei visitatori quale emerge sia dai cookie installati sul PC dell'utente sia da ogni altra informazione di cui sia in possesso - direttamente o indirettamente - il motore di ricerca.

Insomma una sorta di "fotografia transazionale del consumatore" che si rivelerà vincente, se è vero che dai test sin qui condotti gli incrementi di visualizzazione in termini di permanenza sulla pagina sono aumentati di oltre 3 volte rispetto alle medesime pagine proposte secondo un criterio puramente demografico.

Mirando a una riforma sostanziale del "media planning" in casa Yahoo! per altro si pensa anche a un sostanzioso allargamento della piattaforma operativa; in questa ottica è recente l'acquisizione per trecento milioni di dollari di BlueLithium, azienda specializzata nel marketing a obiettivo.

Anche Microsoft, rimasta un po' indietro in questo campo, annuncia una versione riveduta e corretta del suo motore di ricerca Live Search e l'inserimento di pubblicità nei videogiochi.

link: http://www.zeusnews.it

mercoledì 19 settembre 2007

Quando la tecnologia abbatte le barriere

Ecco un ottimo esempio di come la tecnologia può aiutare i meno fortunati ad integrarsi nel mondo digitale e non solo, visto che i campi di applicazione sono tanti.
IBM presenta l'avatar che comunica con i gesti per non-udenti.
Bravi!
Pensiamo però a tutto l'enorme materiale audio/video disponibile in rete (mi riferisco ad esempio a YouTube e ai video condivisi col peer-to-peer) che non è accessibile ai non-udenti.
Perché non cominciamo a pensare a queste persone che hanno i nostri stessi diritti e, tutto sommato, sono anch'essi consumatori? Non credo che siano proprio una nicchia, se poi consideriamo tutti quelli con l'udito debole tipo gli anziani, arriviamo a milioni di persone!!

link: http://www.zeusnews.it

sabato 15 settembre 2007

Google workshop

Milano, 3 ottobre 2007

martedì 11 settembre 2007

WTC

Una teoria suggestiva:

http://www.serendipity.li/wtci3.html

Un minuto di silenzio

Ricordiamoli così.

domenica 12 agosto 2007

Provaci ancora, Elton

Si perché, dopo l'intervista rilasciata al Sun dove demonizza Internet, forse è meglio che si prenda una bella pausa di riflessione, visto che questa volta l'ha sparata proprio grossa!
In questa intervista definisce Internet un mezzo antisociale, una minaccia per la comunità e per la musica, un fenomeno che limita la socializzazione, mentre la gente deve uscire di casa a comunicare anziché scrivere in un blog.
Protesta contro la troppa disponibilità di tecnologia e, giusto per essere propositivi, propone di chiudere l'intera rete Internet per 5 anni per verificare se la situazione migliora nel frattempo.
Geniale, no?

Sir Elton Hercules John in arte Elton John (noto tecnofobo), che mi ha (ci ha) deliziato per anni con la sua musica (conservo ancora diverse sue musicassette, originali), si esprime in modo anacronistico e propone soluzioni irrealizzabili (per un elenco interminabile di motivi).
E' persino incoerente in quanto il concerto del suo 60° compleanno è stato trasmesso in streaming live su Internet e ha anche annunciato che entro la fine del 2007 l'intero catalogo della propria musica si potrà acquistare online.


Scrivendo sui blog, ovviamente non posso che essere di opinione opposta, anche perchè in questo modo ho l'opportunità di raggiungere un'infinità di persone, di ogni età, estrazione sociale e posizione geografica.

E' lui quello che si isola dal mondo reale, che parla una lingua che gli altri parlano sempre di meno (quella dell'ASOCIAL NETWORK); forse per questo il suo ultimo album è stato un flop: proprio lui che con le parole ha creato testi che ci hanno fatto sognare per decenni, non capisce che la comunicazione cambia nel corso degli anni.

Se l'industria discografica è in crisi, sicuramente in parte ciò è legato alla pratica diffusa di scambio illegale di musica col peer-to-peer, ma è anche vero che tutti i cantanti sono nella stessa situazione. Chissà come mai ci sono quelli che riescono ugualmente ad ottenere un ritorno economico, altri addirittura (vedi Irene Grandi su Second Life; a proposito, sto consumando i bit del suo splendido doppio cd a furia di ascoltarlo) che sfruttano le nuove tecnologie per generare nuove opportunità.

Non trova riscontro l'affermazione che la tecnologia affossa la creatività e la comunicazione: semmai permette a TUTTI gli artisti, soprattutto quelli meno noti e meno appoggiati dalle majors discografiche di avere molta visibilità; anche io recentemente grazie alle nuove tecnologie web ho conosciuto artisti straordinari come Joss Stone e Vanessa Carlton, che fino a poco tempo fa ignoravo chi fossero.

Se Elton John non fosse una delle persone più ricche del Regno Unito mi verrebbe da pensare che voglia farsi della pubblicità (questa notizia ha fatto il giro del mondo suscitando un'infinità di commenti).

Per consolarlo gli dedico questa compilation:

  • Candle in the Web
  • Don't go breaking MySpace
  • Your song MP3
  • Rocket mail
  • Crocodile click
  • Don't let the spam go down on me
  • Sad post
  • The One-to-One
  • Nick-ita
  • The feed is back
  • Mamazon can't buy you love
  • Blog in spanish
  • I don't wanna Google with YouTube like that
Per saperne di più: http://www.repubblica.it

mercoledì 8 agosto 2007

Aforisma del giorno

I problemi vanno presi come sfide. Considera le negatività che insorgono come opportunità per imparare e per crescere. Non evitarle, non fartene una colpa e non nasconderle nemmeno sotto una pia maschera. Hai un problema? Ottimo.
Più fieno da mettere in cascina! Rallegrati, immergiti e investiga.

(Bhante Henepola Gunaratana, monaco buddista)

sabato 4 agosto 2007

Aforisma del giorno

Sapere di sapere quel che sappiamo.
E sapere di non sapere quel che non sappiamo.
Questa è vera conoscenza.
Nicolò Copernico, astronomo (1473-1543)

venerdì 27 luglio 2007

ADV= Ascolto, Dico, Vedo

Oggi voglio dare una mia personale interpretazione della sigla ADV:

A = Ascoltare
D = Dire
V = Vedere

ovvero:

  • ascoltare ogni rumore di fondo che possa esserci utile per comprendere i desideri dei clienti e dei consumatori, misurare tutto il misurabile
  • enunciare le strategie di Advertising sulla base di quanto ascoltato ed osservato
  • osservare il mondo circostante e gli eventi con spirito di osservazione ed occhi critici, analizzare i dati misurati

Ciao a tutti.

Roberto

mercoledì 25 luglio 2007

Fuori dagli schemi

Ieri mentre postavo sul mio Blog dedicato al buonumore (raggiungibile dal mio profilo) mi si è accesa una lampadina: ho avuto un'idea innovativa per implementare l'advertising in un ambito finora inesplorato ma molto promettente.
Sono molto soddisfatto in quanto uno degli obiettivi del mio blog parallelo era appunto quello di aiutare l'apertura mentale per osservare il mondo da nuove prospettive.

Infatti sono convinto che per innovare bisogna ragionare fuori dagli schemi, e quale mezzo migliore dell'umorismo?
L'umorismo si basa sul paradosso, stimola il buonumore attraverso l'esposizione di una situazione in contrasto con le logiche abituali.
Non fa ridere ad esempio una battuta che non si discosta dalla realtà, oppure la classica battuta "telefonata" che permette all'ascoltatore di arrivare in anticipo alla frase che dovrebbe fare scoppiare la risata.
Deve essere imprevedibile, deve coglierci impreparati, questo è il segreto per avere successo in questo ambito, così come la creatività deve essere sfruttata per esplorare nuove opportunità di business.
A presto.

Roberto

lunedì 23 luglio 2007

Elezioni USA

Rivoluzionario.
Questo è l'aggettivo utilizzato dai media per definire l'approccio alla selezione del candidato del Partito Democratico alla Presidenza degli Stati Uniti.
Infatti lunedì 23 sera gli 8 candidati si confronteranno (anche) sulla base di video selezionati da YouTube, in collaborazione con la CNN, in cui i cittadini pongono quesiti ai candidati stessi.

OK, questo fatto non ha precedenti nel mondo, però non mi sembra questa grande rivoluzione, piuttosto ha più l'aria di una operazione "simpatia", di propaganda elettorale, per dare un'immagine innovativa di chi si candida alla guida del Paese.

Anzitutto non è una videoconferenza come è stata definita dai media e nemmeno un dialogo, in quanto avviene con modalità monodirezionale e per giunta asincrona.

Da YouTube verranno selezionate solo alcune domande, con criteri rigorosissimi (che non è dato sapere), come d'altronde avviene già da tempo con i giornalisti accreditati che nelle sale stampa pongono al Presidente domande già depositate in precedenza ed analizzate da una apposita Commissione.

Personalmente non vedo grosse differenze ad esempio rispetto all'invio di filmati per posta su videocassette analogiche VHS, così come non vedo quanto più innovativa possa essere questa iniziativa rispetto alle votazioni telematiche tenutesi in Estonia (paese non di certo non all'avanguardia nella tecnologica) nel 2006.

La differenza sta semmai nel fatto che potenzialmente potrebbero essere selezionati anche videoquesiti del fruttivendolo di origini portoricane Josè Gonzales, dell'esule cubano Paco Juantorena, del ragazzino di colore del Queens Billy Joe Jackson, e sicuramente ci saranno, per dare un'idea di apertura verso la base della popolazione.

Un'altra differenza sta nel fatto che TUTTI i videoquesiti, quindi non solo quelli selezionati, sono pubblici ed accessibili a chiunque nel mondo abbia una connessione ad Internet, però a banda larga.
E' anche vero che comunque ci sarebbero finiti questi filmati su YouTube; mi sembra quasi una "ruffianata", per la serie "se non riesci a sconfiggere il tuo nemico, alleati con lui".

Va considerato in ultima analisi un primo passo verso l'utilizzo di nuove forme di comunicazione anche nella scelta di una persona candidata alla guida della maggiore potenza mondiale.
In questo caso è il vertice della piramide che utilizza i canali della gente comune che sta invece alla base.

Per saperne di più: http://www.corriere.it

domenica 22 luglio 2007

Aforisma del giorno

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee. (George Bernard Shaw)

sabato 21 luglio 2007

Are you ready for Web 2.0?

Ho notato che sempre più spesso ci sono persone che si autodefiniscono "Web 2.0 oriented" fino al midollo, altre che asseriscono di avere sempre avuto il Web nel DNA, altre ancora che dicono di essere già oltre, al "Web 3.0".

Secondo me c'è un po' di confusione in giro, quindi ho realizzato un test di autovalutazione semiserio per dare modo a tutti di capire se, come modo di pensare e di comportarsi, si rientra in questa classificazione virtuale di Web 2.0.

Basta cliccare sul collegamento sottostante ed il gioco è fatto (mi raccomando non barate, le soluzioni vanno consultate solo alla fine).
Buon test!

;-) Roberto

http://docs.google.com/Doc?id=dgx79333_4ggm4dd

P.S. I più attenti avranno notato che mi sono avvalso di Google Docs & Spreadsheets, che è ancora lontano da Office e OpenOffice ma in casi come questo è veramente comodo; attualmente è ancora in Beta ma sta migliorando......

venerdì 20 luglio 2007

Noio....volevam savuàr



50 anni fa l'Italia, uscita disastrata dal conflitto mondiale, si ritrovava a rimboccarsi le maniche per costruirsi un futuro migliore, seppur senza una preparazione di base.

Al cinema proiettavano il film culto "Totò, Peppino e la...Malafemmina" (alzi la mano chi non ne ha mai visto nemmeno uno spezzone), ricco di scene esilaranti ed evoluzioni linguistiche che ironizzano sul basso livello di istruzione di quel periodo.

Da manuale della comunicazione sono ad esempio le famosissime scene in piazza Duomo a Milano col vigile oppure quella della lettera.

Certo, oggi certe espressioni fanno sorridere, l'analfabetismo è ai minimi storici, viviamo nell'era della Comunicazione con la C maiuscola, eppure........c'è qualcosa che non mi torna ugualmente.

Normalmente una lingua evolve nel corso dei secoli, decenni nel caso del secolo appena trascorso, tranne l'ultimo periodo in cui il linguaggio e la comunicazione, grazie alle nuove tecnologie, hanno vissuto un cambiamento esponenziale.
La gente non ha avuto il tempo per metabolizzare questo cambiamento repentino, col risultato di sentire o vedere strafalcioni che non stanno in cielo in terra.
Gli esempi che posso fare sono tanti.

Gli SMS: mi ricordo che con i primi cellulari Nokia dotati di T9 dissi: "Finalmente! Ecco qualcosa che rivoluzionerà il modo di scrivere messaggi della gente!". A distanza di anni penso di essere uno dei pochi che lo usa (ma perchè poi?) mentre sugli SMS è tutto un proliferare di tvttb, xkè, nn, qlc, cmq, asp e codici fiscali vari....

Chat & forum: il linguaggio usato è quello degli sms, con l'aggiunta di avatar ed emoticons.
Qui però è giustificato dall'assenza del T9 e dall'esigenza di comunicare in tempi sempre più ristretti, quasi alla stessa velocità della parola.

E-mail: dal momento che il messaggio non viene letto in tempo reale, l'esigenza di usare termini ipercontratti non è così sentita, anche se l'abitudine porta a farne uso anche quando non serve.
Spesso inoltre la posta elettronica è un mezzo di comunicazione formale e quindi la grammatica è più curata: in questo caso suggerisco caldamente l'uso del correttore ortografico, concepito per risparmiare tempo e sviste.

Blog: spesso il linguaggio è simile a quello delle e-mail (ma anche qui c'è il correttore ortografico). E' vero che si tratta di un diario personale, in cui ognuno è libero di esprimersi come vuole, ma è altrettanto vero che eventuali strafalcioni inseriti in un blog potrebbero essere letti anche a distanza di anni, quindi........meditate, gente!

Siti: personalmente considero un errore imperdonabile l'utilizzo di un linguaggio inappropriato all'interno di un sito (giusto oggi ho segnalato alla redazione di Tgcom un loro servizio inguardabile da tanto che era pieno di errori).

Lingue straniere: premesso che, soprattutto in certi ambiti, la conoscenza di una o più lingue straniere già da diversi anni è diventata indispensabile, purtroppo spesso viene sfruttata male o a sproposito. Ci sono quindi sia casi in cui si riesce a malapena a balbettare 4 parole slegate come da insegnamento elementare (sulla pronuncia preferisco sorvolare) oppure, soprattutto con la lingua inglese, si tende ad utilizzare terminologie straniere quando esiste la medesima parola in italiano che esprime benissimo lo stesso concetto.
Via libera quindi agli inglesismi che rientrano in un gergo consolidato (nessuno, tantomeno il sottoscritto, si sognerà mai ad esempio di tradurre formattare, postare, cliccare, ecc.), ma non all'esterofilia gratuita giusto per mostrare la propria cultura (senza però che la comunicazione vada a buon fine!!).
E poi non so voi ma io preferisco l'utilizzo di una lingua straniera con termini semplici e comprensibili che ad es. l'utilizzo dell'inglese con termini "Shakespeariani" (concedetemi almeno questo) che però non tutti comprendono.
Lo stesso discorso vale per la madre lingua, occorre avere di volta in volta la capacità di utilizzare un linguaggio adeguato al target di ascoltatori a cui vogliamo rivolgerci, alto o basso che sia.

Voglio fare un appello affinchè vengano utilizzati per comunicare gli strumenti di volta in volta più appropriati, a seconda del luogo, degli interlocutori, e di qualsiasi fattore che possa influenzare la comunicazione.
Il significato di COMUNICAZIONE, non ci dimentichiamo, infatti è l'atto di trasferire un messaggio da un soggetto trasmittente ad un altro ricevente.

Evitiamo la sciatteria linguistica e ricordiamoci che il modo in cui ci poniamo nei confronti del prossimo è l'immagine di noi stessi: se ci poniamo male, verremo sicuramente trattati di conseguenza.
Proviamo una benedetta volta a metterci nei panni del prossimo e chiediamoci: "Ma se io fossi al suo posto come mi aspetterei che si rivolgessero a me?"

Conosco persone preparatissime nel loro ambito che però hanno seri problemi a trasferire le loro conoscenze. Questo è un grossissimo problema, da non sottovalutare: significa che la conoscenza non circola e che rimaniamo TUTTI QUANTI un po' più ignoranti.

Concludo con la mia solita citazione:

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee. (George Bernard Shaw)
Questa invece è (in parte) mia: Dante non è solo il brand di un famoso olio......punto, due punti, ma si, abbondiamo, altrimenti poi dicono che sono provinciale!

Salutandovi indistintamente, Roberto Favini (che sono io). ;-)

venerdì 6 luglio 2007

Il senso della MISURA - parte 3

(segue)

Personalmente ho sempre cercato di mettere in pratica (per quanto possibile) queste linee guida, e devo dire in tutta sincerità che i risultati si sono visti eccome.

Già diversi anni fa in altre aziende predicavo sia l'utilizzo di metodologie che la misurazione dei risultati, ad esempio introducendo il passo di debriefing al termine di un progetto.

Credo di essere stato una pecora nera in questo, in quanto normalmente attività come il debriefing vengono viste all'interno di una azienda come un costo, una perdita di tempo; spesso infatti capita di vedere il proprio team di lavoro ridimensionato come organico PRIMA della conclusione di un progetto, per dedicare le risorse ad altre attività.

Il risultato è che le conoscenze vengono disperse, e con esse sia i punti deboli ed i punti di forza del progetto, quindi col progetto successivo SI RICOMINCIA DA ZERO (!!!).

A questo punto la citazione è doverosa: parlo di Massimo Troisi nel film "Ricomincio da tre" ("perchè devo ricominciare da zero se qualche cosa l'ho già fatta?").

Tornando a noi, ovviamente perchè il debriefing sia utile deve prevedere la partecipazione di TUTTI gli attori del processo, non solo il team leader.

Forse però questo fa parte della cultura italiana, perchè dalle mie esperienze personali ho riscontrato che in ambito internazionale c'è maggiore sensibilità su questo argomento.

Comunque, volendo fare una trasposizione di questi concetti al mondo dei media, balza subito all'occhio che, mentre con i media tradizionali il concetto di misurazione è molto molto limitato, con i nuovi media non è più così.

Ora non è più possibile nascondersi dietro un dito: nel mondo digitale dell'era del web 2.0 è possibile misurare di tutto, anche l'impensabile (anche quello che non si dovrebbe ad es. per motivi di privacy).

Gli esempi potrebbero essere tantissimi: ad esempio non è possibile sapere (se non con delle ipotesi, seppur basate su rilevazioni accuratissime) con assoluta certezza quante persone stanno seguendo una trasmissione o uno spot tv.

Altro esempio: su un periodico cartaceo è possibile sapere quante copie sono state vendute ma non se una determinata pagina, un determinato servizio o una pagina di pubblicità tabellare è stata consultata.

Si potrebbero fare parecchi esempi analoghi con la radio, le affissioni o altri media tradizionali.

Questo probabilmente fa paura a quelle persone che NON vedono di buon occhio il fatto di essere misurate, di essere giudicate direttamente dal consumatore, sulla base di dati oggettivi, ed offrono quindi resistenza al cambiamento.

Ma il cambiamento è già in atto, è intorno a noi, è dentro di noi, ignorarlo significa mentire a noi stessi ed isolarci dal mondo che ci circonda; significa perdere opportunità di business, perdere terreno nei confronti dei competitors.

Voglio chiudere con una citazione:
"If you always do what you've always done, you'll always get what you've always got" W. Edwards Deming(1)
"Se continui a fare ciò che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere sempre lo stesso risultato” W. Edwards Deming (statistico - 1900-1993).

Spero che questo mio post sia stato utile a qualcuno di voi; nonostante le tre puntate in cui l'ho esposto, mi rendo conto che questi argomenti potrebbero e dovrebbero essere affrontati più in profondità.

Se qualcuno di voi dovesse essere interessato a farlo, la cosa mi farebbe veramente piacere e mi troverebbe disponibile.
Grazie a tutti per l'attenzione, alla prossima.

Roberto

giovedì 5 luglio 2007

Il senso della MISURA - parte 2


(segue)

Ma andiamo ad analizzare in dettaglio le singole fasi del "Ciclo di Deming", con particolare enfasi sulla parte spesso più trascurata, ovvero quella relativa alla misurazione.

Anzitutto va detto che è applicabile ad ogni attività, sia essa semplice o complessa secondo lo schema precedentemente descritto:

- “Plan” : stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire risultati conformi ai requisiti del cliente ed alle politiche dell'organizzazione;

- “Do : dare attuazione ai processi;

- “Check” : verifica dei risultati e confronto con gli obiettivi.

È possibile verificare la correttezza della progettazione e dell'attuazione del sistema aziendale e dei processi attraverso la MISURAZIONE, che rappresenta il COLLEGAMENTO fra due momenti basilari:

  • la Progettazione, ovvero la nascita

  • il Miglioramento, ovvero la crescita

Proprio dall’analisi sui dati raccolti l’Organizzazione può intervenire nel modo più idoneo:

  • se emergono discordanze, disponendo di dati oggettivi si possono riportare i processi nella direzione voluta
  • a seguito di conferme, è possibile avviare iniziative rivolte al miglioramento.
La misurazione è uno dei temi meno graditi alle aziende, tuttavia è uno degli elementi portanti del sistema di gestione aziendale: è l'elemento che permette di dire se quello che è stato prima pianificato e poi eseguito ha soddisfatto i requisiti dei clienti e dall'organizzazione.
Senza la misurazione si corre il rischio di procedere secondo sensazioni e non sulla base di fatti documentati.

Le basi della misurazione sono:
  • la misurazione alla base della gestione
  • gli indicatori di performance (KPI)
  • la scelta degli indicatori
  • la misurazione della performance
  • la customer satisfaction e il profitto
E’ quindi fondamentale stabilire Key Performance Indicators e, in base ad essi, misurare il proprio operato, sia per avere un controllo immediato, sia per promuovere azioni di miglioramento.
I dati e le analisi servono per identificare COSA migliorare, mentre le misurazioni con opportuni indicatori segnalano COME migliorare.

- “Act" adottare azioni per migliorare in modo continuo le prestazioni dei processi.
E' in questa sezione che l'Organizzazione registra tutte le azioni Correttive e Preventive intraprese in grado di migliorare il Sistema Aziendale.
Consolidare (individuazione problemi e cause; risoluzione dei problemi, standardizzazione dei processi) e Migliorare.
Il miglioramento (improvement) deve diventare un impegno costante, perché

"quando un cliente riceve un prodotto/servizio superiore alle sue aspettative inizialmente è entusiasta, poi lo considera come acquisito e richiede prestazioni ancora migliori."
(continua)

martedì 3 luglio 2007

Eventi

Nell'agenda degli appuntamenti da non perdere ho inserito un evento che segna il passaggio dal mondo virtuale di Second Life a quello reale.
Infatti nell'ambito del Moon Tale Festival 2007, che si terrà nel Comune toscano di Montale e patrocinato dalla regione Toscana (prima regione italiana ad aggiungere la propria presenza in questo mondo virtuale) si terrà il primo "Second Life Pride", aperto a tutti i 7 milioni e passa di abitanti della comunità virtuale di Second Life.
In questa occasione verranno assegnati riconoscimenti alle iniziative più meritevoli intraprese in tale ambito.
Da segnalare la presenza di diversi artisti famosi quali ad esempio Irene Grandi, che recentemente ha girato un videoclip proprio in Second Life.

venerdì 29 giugno 2007

Everything But ......

Stavo raccogliendo in giro per il web dei feedback sull'EBA Forum tenutosi a Milano il 19 e il 20 di giugno, pensando di essere uno dei pochi ad esserne uscito entusiasta, invece da quel che sembra i pareri più che positivi su questa lodevole iniziativa si sprecano.

Questo evento ha messo in contatto tra loro professionisti del web marketing, della comunicazione online e del marketing innovativo e per molti è stata un'ottima occasione per confrontarsi e scambiarsi idee ed opinioni.

E' stata quindi un'occasione per scoprire strumenti innovativi, per capire come utilizzarli concretamente per creare nuove opportunità di business, interagendo con il target, generando una redemption più elevata e misurabile rispetto all’advertising tradizionale.

I relatori erano di assoluto livello; tra i tanti voglio ricordare la sempre illuminante Layla Pavone (Presidente IAB Italia e Managing Director di Isobar Communications), Mauro Lupi (coordinatore Europeo SEMPO), Antonio Sofi (Docente Università di Firenze e blogger), Enrico Marchetto (Facoltà di Scienze della Formazione Università di Trieste).

La varietà dei temi trattati era tale da accontentare tutte le esigenze di approfondimenti di questi temi.

Riporto di seguito dai miei appunti la sintesi di quelli che a mio avviso sono stati i concetti più significativi tra quelli esposti:

  • Sono stati presentati i risultati di una inchiesta denominata "Diario aperto" e che ha coinvolto 5000 blogger italiani per capire come si inserivano nel tessuto sociale della rete, con risultati a volte inaspettati.

  • E' stato descritto lo scenario dei fornitori delle nuove tecnologie (Google, YouTube, Yahoo, NewsCorp, MySpace).

  • Da parte delle aziende spesso i cambiamenti non vengono recepiti a sufficienza, vengono scansati oppure vengono approcciati nel modo sbagliato. Tramite il Search Marketing però è possibile capire cosa ha in testa la gente, cosa sta cercando, i loro gusti, ma non sempre le aziende hanno la volontà di andare a raccogliere queste informazioni.

  • Frammentazione dei media (grazie alle nuove tecnologie) utilizzati dai consumatori.

  • Necessità di coinvolgimento (engagement) del consumatore.

  • Si passa dagli apprendimenti programmati a quelli virali.

  • Si sta passando da una logica di intrattenimento per attenzione ad una logica on-demand.

  • Il contenuto si fa User Generated.

  • Si creano nuovi contenuti, linguaggi, format, community di riferimento, modelli di business.

  • Occorre una profonda conoscenza dei consumatori e delle loro abitudini, che stiano al passo di logiche dinamiche. Deve esserci un continuo feedback per analizzare e gestire strategicamente i dati che arrivano.
  • Bisogna farsi trovare anche dai consumatori "di nicchia" (concetto della Long Tail di Chris Anderson) perchè tutti assieme costituiscono una quota di mercato importante; i mercati di nicchia possono prosperare appunto grazie alle nuove tecnologie. Importante è a tal proposito l'utilizzo delle Web Analytics per "scovare" informazioni nascoste nella coda lunga.
  • La diffusione della Banda Larga è fondamentale per la fruizione dei new media

  • Tramite gli User Generated Media il consumatore non è più semplice fruitore ma da target diventa partner e coautore. Le aziende devono però capire come possono fare marketing e generare business sfruttando queste nuove forme di comunicazione, di condivisione di contenuti e di esperienze on-line.

  • Bisogna usare il web per acquisire suggerimenti sui prodotti nuovi, cosa che invece il marketing tradizionale aborrisce in quanto la vede come una ingerenza nei propri confronti da parte del consumatore.

  • Concetti di Marketing non convenzionale: word-of-mouth, effetto "buzz", guerrilla marketing.

  • Opportunità offerte da Second Life, che è un ambiente creativo e coinvolgente attraverso la creazione di oggetti. Le aziende che entrano in questo mondo virtuale lo fanno o per un ritorno mediatico o per un ritorno strategico per il proprio ciclo produttivo e per sviluppare la propria comunicazione. In questa fase, non essendoci modelli di riferimento, l'importante è rischiare, provare, sperimentare e testare, cercando quindi di capire qual'è il modo migliore per sfruttare questi strumenti.

  • Si è parlato di visibilità sui motori di ricerca per creare una relazione, quindi delle aspettative che deve soddisfare un sito per garantirsi in rete una certa reputazione.

Ovviamente c'erano varie correnti di pensiero, come è giusto che sia in un confronto costruttivo, ma alla fine tutti concordavano sulla necessità di sperimentare e contemporaneamente di misurare i risultati per tarare il tiro.

Alla prossima, vado anch'io a sperimentare.
Roberto

martedì 26 giugno 2007

La famiglia si allarga

Da oggi è disponibile anche la versione in lingua inglese di questo blog, al seguente indirizzo:
http://robylogic-en.blogspot.com/

Per l'esperanto dovete pazientare ancora un po', mentre il croato lo tengo in serbo....(scusate ma non ho saputo trattenere la freddura).

:-) Roberto

domenica 24 giugno 2007

Alla ricerca dell'informazione perduta

Ieri ho assistito al dialogo tra una bambina ed una signora.
La bambina diceva: “La nonna ha un prato grande 100 volte il giardino di casa mia!”
E la signora: “Ah, si? E che fiori o ortaggi coltiva in questo prato grandissimo?”
La bambina: “Nessuno, perché il prato va preparato e la nonna da sola non ce la fa”.
La signora: “Allora vale molto di più il giardino di casa tua del prato di tua nonna!”.
Questo dialogo mi ha fatto riflettere molto, pur nella sua semplicità.
Immaginiamo per un attimo che il prato della nonna sia l'insieme di tutte le informazioni presenti in una azienda.

Queste informazioni sono di tipo eterogeneo, provenienti dai vari database aziendali, ma anche dalle e-mail, dai documenti di testo, dai fogli elettronici, dalle presentazioni, dalle immagini, dai suoni, dai filmati, da instant messaging, dal web (feed RSS e, perché no, peer-to-peer).
Proviamo ad immaginare per un attimo di poterle mettere tutte insieme: sarebbe un patrimonio di informazioni ENORME, in cui è possibile recuperare informazioni strategiche per l'azienda.
Tutte queste informazioni però, allo stato grezzo in cui si trovano, quasi sempre non sono immediatamente fruibili, in quanto:
a) vanno filtrate dai “rumori di fondo”, ovvero bisogna scartare tutte quelle informazioni che non portano valore aggiunto alla conoscenza.
b) vanno rese omogenee
c) vanno catalogate in un contenitore facilmente interrogabile, come un data base.
d) vanno relazionate con altre informazioni esistenti, in quanto talvolta una informazione di per sé non è significativa quanto se messa in relazione con un'altra
e) vanno arricchite dei cosiddetti “metadati”, ovvero “dati sui dati” come ad esempio potrebbero essere le informazioni sul contenuto di una immagine o di un filmato.
f) vanno realizzate apposite interfacce per semplificare la ricerca delle informazioni da questa collezione di informazioni così ottenuta.
g) vanno rinfrescate continuamente in quanto un'informazione “vecchia” non porta valore aggiunto.
Come si può vedere, i passaggi da compiere per potere accedere al patrimonio informativo aziendale sono tanti e tutt'altro che facili, ma sono però IN-DI-SPEN-SA-BI-LI.
Lo sono per chi è in possesso di un numero esiguo di informazioni (leggi giardino) ma chiare, ben curate, facilmente accessibili, rinfrescate continuamente, che in questo modo può avere un vantaggio competitivo addirittura superiore al nostro.
Lo sono per noi che abbiamo un mare di informazioni (leggi prato) e che vogliamo sfruttarle per acquisire un netto vantaggio rispetto alla concorrenza.
L'enorme vantaggio dell'era digitale (ed in particolar modo di quella del cosiddetto web 2.0) rispetto al passato anche recente, è che informazioni una volta difficili se non addirittura impossibili da raccogliere, catalogare e misurare ora non lo sono più.
Ciao a tutti.
Roberto

martedì 19 giugno 2007

Notizia "bomba"

Ha destato scalpore l'azione di un gruppo di hacker a Praga domenica mattina.
Nel corso del giornaliero programma-meteo che presenta immagini panoramiche in diretta dalle località turistiche del paese, si sono inseriti sulle frequenze televisive inserendo tra le immagini trasmesse uno scoppio atomico (finto) che ha scatenato il finimondo tra i telespettatori.
Questo gruppo tra l'altro è recidivo, nel senso che già in passato aveva mandato in tilt la rete semaforica di Praga. Avrebbero anche affermato che l’adverstising «abusa dei nostri più profondi desideri, idee e sentimenti per incrementare le vendite».

Non è chiaro se si sia trattato di una bravata o piuttosto di un messaggio a sfondo politico.

Se l'intenzione era quella di compiere una semplice bravata, l'impressione è che che sia stata quanto meno di dubbio gusto.

Se invece l'obiettivo era quello di colpire l'opinione pubblica con un messaggio "forte", c'è da riflettere su questa nuova tendenza.
Che si tratti di mitomania o di folle lucidità, quello che importa è che oggi chi vuole portare un messaggio all'attenzione di una larga parte della popolazione utilizza strumenti e canali nuovi rispetto al passato.
Già da qualche anno i guerriglieri talebani hanno cominciato a lanciare comunicati diffondendo video propagandistici, spesso con l'ostaggio di turno.
Sembra preistoria ormai il tempo in cui i gruppi eversivi diffondevano fotografie di ostaggi con il giornale del giorno in mano e rivendicazioni scritte con la macchina da scrivere.
Anche Paolini con le sue incursioni televisive e prima ancora Cavallo Pazzo (per chi se lo ricorda) al confonto appartengono ad un'altra generazione.
Fa pensare anche il fatto che il 14 aprile 2007 Enrico Mentana abbia ritenuto di dedicare un'intera puntata ai teledisturbatori (ospitando appunto Paolini), ma quel che più stupisce è che in quell'occasione la puntata ha registrato il 28,14% di share!!
Ormai è un fenomeno mediatico che si autoalimenta e che fa audience.
Il sito web dello stesso Paolini tempo fa venne subissato di insulti da parte delle persone che si sentivano offese e disturbate da lui, senza rendersi conto che così facendo generavano traffico sul suo sito (!!).
Il video del tg di Praga ha fatto il giro del mondo e quel gruppo di hacker ha raggiunto il proprio obiettivo, che era quello di ottenere visibilità.
Sono però casi da tenere sicuramente sotto osservazione, vista l'eco che possono ottenere, che vanno sicuramente limitati (e non imitati) ma che non vanno ingigantiti nè strumentalizzati.
Ciao a tutti.
Roberto

Aforisma del giorno

Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri.
Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l'immaginazione, fonte di creatività.

(Henry Laborit)

domenica 17 giugno 2007

Il senso della MISURA - parte 1

La filosofia Kaizen è un concetto giapponese introdotto dalla Toyota negli anni '40-'50, che suppone che ogni funzione della nostra vita si merita di essere migliorata costantemente.
Si basa sul principio che “l’energia viene dal basso“, ovvero sulla comprensione che il risultato in un’impresa non viene raggiunto dal management, ma dal lavoro diretto sul prodotto.
Il management assume dunque una nuova funzione, non tanto legato alla gestione gerarchica quanto al supporto dei diretti coinvolti nella produzione.

Il ciclo di Deming (noto anche come ciclo di PDCA) è la naturale evoluzione di questi concetti ed è un modello studiato per il miglioramento continuo della qualità in un'ottica a lungo raggio dallo statistico americano da W. Edwards Deming in Giappone negli anni 50'.
La sigla identifica le varie fasi che costituiscono il modello:
- Plan (pianifica) : stabilisci gli obiettivi da raggiungere ed i processi necessari
- Do (fai) : esegui i processi
- Check (verifica) : testa i risultati
- Act (agisci) : agisci per consolidare o migliorare il processo.
Il modello di Deming fu alla base del miracolo industriale del Giappone del dopoguerra.

Un modello di questo tipo prevede che al termine di una determinata attività o processo si effettuino delle misurazioni del risultato e che se ne riportino i feedback all'inizio del ciclo per poter migliorare ulteriormente il processo.
Ogni punto di arrivo diventa così un punto di partenza per il passo successivo.
Ecco così che vengono espressi i concetti di "miglioramento continuo" e di "qualità totale".

La certificazione di qualità ISO 9001:2000 (meglio nota come Vision 2000) riprende questi concetti: la certificazione di qualità precedente prevedeva che i processi aziendali dovessero essere applicati bene, mentre con la Vision 2000 è richiesto che i processi siano applicati "al meglio delle possibilità".
La differenza quindi come si può notare è sostanziale.
(continua)

venerdì 15 giugno 2007

La perla della settimana dell'11 giugno 2007

Gli scienziati del MIT, Massachusetts Institute of Technology, hanno scoperto un modo per irradiare elettricità verso gli oggetti (lampadine, telefoni, laptop, etc..) senza bisogno di usare cavi o fili. Nella prima prova realizzata con successo, il team è stato capace di illuminare una lampadina da 60 watt a 2 metri di distanza.
Chissà cosa ne penserebbe lo scienziato Nikola Tesla (1856-1943) se fosse ancora vivo, che già verso la fine del 1800 aveva portato a termine con successo un esperimento analogo.
Per la serie "meglio tardi che mai".

giovedì 14 giugno 2007

Innovazione? Presto, prestissimo, anzi con calma

Ultimamente capita sempre più spesso di assistere a situazioni in cui viene proposta un'idea innovativa che però, per i motivi più svariati, viene vista con diffidenza, quando addirittura non viene stroncata sul nascere. Ok, direte voi, da che mondo è mondo è sempre stato così, solo che oggi vengono proposte idee innovative a ritmi sempre più serrati, non fosse altro che per il fatto di essere supportate dai passi da gigante che la tecnologia sta compiendo.

La cosa strana però è che le stesse persone che sono riluttanti ad accettare le innovazioni sono le stesse persone che non perdono occasione per dichiararsi "tecnologicamente evolute", "conquistate da Internet", "affascinate dalle potenzialità che la tecnologia attuale offre", "favorevoli all'introduzione di strumenti, metodi e modi di pensare innovativi nel proprio ambito lavorativo". La verità è che tante di queste persone conoscono molto poco questi argomenti e quel che è peggio è che talvolta sono convinti di conoscerli approfonditamente. La prima risposta che forniscono quando gli sottopongono un'innovazione è "Bello, ma quanto mi costa? No, no, non mi conviene, rimando l'investimento a tempi migliori, e poi che garanzie di successo ho?" che tradotto significa "forse tra vent'anni", per la serie "vai avanti tu che a me vien da ridere".

Non è nemmeno un fatto di età, in quanto spesso sono persone relativamente giovani, quindi potenzialmente più predisposte ad assimilare i cambiamenti, quanto un fatto di mentalità e di carattere. Come suggerisce l'etimologia della parola, innovazione sottointende l'introduzione di una novità; novità a sua volta sottointende qualcosa di nuovo, che non esiste ancora.

Ma che senso ha aspettare che tutte le imprese sfruttino per prime questa opportunità irripetibile e consolidino la loro superiorità, arrivando per ultimi?
Dove sarebbe allora il plus competitivo?

Attualmente le aziende si dividono in due categorie, quelle che ci credono e quelle no, anche perchè una via di compromesso non risulterebbe vincente.

Quelle che non ci credono provano al massimo timidi approcci con budget risicati (e risultati ovviamente in proporzione) destinati a fallire, ma con la coscienza a posto perchè ci hanno provato e con la possibilità di poter dire "Ecco, ve l'avevo detto che non poteva funzionare!". Peccato che questa non è la solita bolla di sapone perchè, cari signori, la Rivoluzione con la erre maiuscola è già in atto e si registrano già i primi success case (alcuni clamorosi) di imprese che hanno avuto la capacità di vederne in anticipo le potenzialità.
Hanno ridisegnato le proprie strategie in funzione dei cambiamenti in atto sul mercato, pronte per recitare un ruolo da protagoniste.
Il mercato e già cambiato e si sta orientando su nuovo paradigmi di comunicazione e di business.

Ma il mercato è fatto di persone, che pensano e si relazionano in modo nuovo, e per comprenderlo bisogna cominciare a pensare come loro.

Una doverosa precisazione: con il termine "imprese" intendo sia private che pubbliche, con il sistema scolastico come fanalino di coda.
Volete farvi 4 risate? Andate su http://www.pubblica.istruzione.it/ e leggete sul banner in alto...

mercoledì 13 giugno 2007

Questione di PHISHING

No, non è la cover di un noto successo di Cocciante, ma è una delle note dolenti legate all'utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione.
In pratica si tratta di un'attività fraudolenta che mira ad ottenere informazioni personali o riservate sfruttando i moderni canali di telecomunicazione (posta elettronica, siti web, contatti telefonici, ecc.) con l'inganno.
L'esempio tipico è quello dell'e-mail o del sito web che si presentano con tutte le sembianze di una società o di una istituzione che gode di autorevolezza, tipo una banca o le forze dell'ordine.
Sotto queste mentite spoglie vengono carpite informazioni strettamente personali all'ignara vittima, spesso il numero di carta di credito o le coordinate bancarie.
A me piace utilizzare come esempio il film "La stangata", dove veniva rappresentata una finta agenzia ippica che serviva solo come facciata per acquisire le puntate.
Il termine deriva da fishing, pescare, per via dei "pescioni" che abboccano (e ne conosco anche qualcuno). Questo tipo di tranello riesce ad abbindolare anche persone di cultura ed intelligenza superiore alla media, solamente un po' più ingenui di altri.
Purtroppo è lo scotto che bisogna pagare per introdurre l'innovazione tecnologica nella nostra società, nel cosiddetto social network, e d'altronde le api sono attirate dai fiori.
L'importante è non demonizzare questo fenomeno facendo di tutta l'erba un fascio ma prenderlo per quello che è, cioè un fenomeno sì in rapida diffusione, ma che "se lo conosci lo eviti".
E' come se non usassimo più l'automobile per paura di fare un incidente. Assurdo!!
Ora scusate ma vi devo lasciare, mi è appena arrivata una e-mail dalla mia banca che dice che hanno smarrito il numero della mia carta di credito; che tonti, ora mi tocca ridarglielo.....
Ciao e a presto.
Roberto

Come eravamo


Se dico Cynar, il pensiero dei meno giovani corre subito a Ernesto Calindri.
Fu un grande attore teatrale, cinematografico e televisivo.
Si spense a 90 anni, dopo averne trascorsi 70 di carriera di alto livello; pochi mesi prima di morire calcava ancora le scene teatrali rappresentando un'opera di Molière.

Nel 1993 fu insignito dal Presidente della repubblica Scalfaro del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Gli spot come testimonial del Cynar furono trasmessi per 20 anni, prima ancora invece fece gli spot per China Martini (lo slogan recitava "Düra minga!").

Chissà come si sente dove si trova ora, al pensiero di essere ricordato per quello spot seduto ad un tavolino in mezzo al traffico, anzichè per i meriti artistici meritati con la sua lunga ed onorata carriera.

Deve saperne qualcosa anche Nino Castenuovo, ricordato per lo più per come saltava la staccionata.

Chissà, tra qualche anno mi aspetto che qualche ragazzino dica "Bonolis? Chi, quello che beveva il caffè in paradiso?" oppure "Ah, si, Mike Bongiorno, quello che faceva la pubblicità con Fiorello..." (scusate il paragone irriverente con Ernesto calindri).

Potenza della pubblicità.

Ma dove vai, se l'avatar non ce l'hai?

Ebbene si, lo confesso, è capitato anche a me.
A me che più di 20 anni or sono mi ingegnavo con i primi home computer (per la cronaca uno ZX Spectrum 48k).
A me che sono cresciuto mangiando pane e tecnologia.
A me a cui, nei miei trascorsi in una grande e nota azienda di servizi del credito, avevano affibbiato il vezzeggiativo "homo tecnologicus".
Quando è successo? Sul finire dell'anno scorso, subito dopo l'inaugurazione del portale di una nostra testata motoristica.
Io, armatomi della curiosità di un bambino e della razionalità di analisi che mi sono propri, rivolto il portale come un calzino cercando di individuarne i punti di forza (a dire il vero pochi) ma soprattutto i punti deboli (questi purtroppo erano tantini, sic!).
Mi confronto con una giovane collega appassionata di motori e forum sul tema, che prontamente mi dice: "Sinceramente mi aspettavo molto di più, pensa che non ti offre nemmeno la possibilità di inserire un AVATAR personalizzato nel forum!!!"
Un AVATAR?!? Ma che lingua parla questa? Li ho capito veramente di essere "obsoleto" ed ho fatto un'esame di coscienza.
Praticamente il mio approccio era stato razionale ed avevo analizzato la correttezza delle funzionalità, la semplicità d'uso dell'interfaccia, la ricchezza di contenuti, le performances della navigazione, l'interattività.
La mia collega invece si era soffermata solo sulle personalizzazioni e sull'aspetto emotivo.
Desiderava un'applicazione che fosse diversa da quella di qualsiasi utente del sito e che potesse trasmettere il proprio stato d'animo agli altri iscritti.
Eh, si, perchè i messaggi nei forum non sono basati solo su quello che si scrive nel post, ma anche sull'avatar, sugli emoticons usati come se piovesse, sulle frasi a piè commenti, sui font, sui colori....
Fino a quel giorno utilizzavo regolarmente il browser Internet e un'infinità di account di posta elettronica. Tutto qui.
Pur essendo a conoscenza dell'esistenza di feed RSS, instant messaging, forum, blog, ecc., non avevo mai avuto lo stimolo di approfondire questi argomenti perchè non ne sentivo la necessità.
Non mi rendevo condo che così mi precludevo tempi, modalità e persone con cui COMUNICARE. Ora utilizzo quotidianamente 2 applicativi di instant messaging contemporaneamente, ho altri 2 account di posta elettronica, consulto regolarmente vari feed rss, forum e blog di mio interesse, ho il MIO avatar, il MIO nick, mi diletto con montaggi audio/video, comunico tramite webcam e finalmente ho il MIO blog (ideato e realizzato in una notte!).
Volevo utilizzare la frase "dulcis in fundo" ma non l'ho ritenuta appropriata, in quanto questo (almeno per me) è solo l'inizio.
La mia vuole essere una testimonianza verso tutti quelli che si stanno avvicinando timidamente o con diffidenza alle nuove forme di comunicazione (se siete arrivati fino a qui vuol dire che almeno un piccolo passo lo avete fatto).
Come diceva Giovanni Paolo II, "Non abbiate paura!".

martedì 12 giugno 2007

L'Oscar della settimana

Vi ricordate l'attore statunitense Danny De Vito quando verso la fine del 2006 si presentò ubriaco ad uno show televisivo? In quell'occasione si giustificò dicendo "La colpa è di tutti i limoncelli che ho bevuto stanotte in compagnia di George Clooney".
Pare invece che la sua sia stata una geniale trovata di marketing: infatti ora il simpatico attore ha lanciato un limoncello con il proprio nome, prodotto nella penisola Sorrentina, invitando i consumatori a dare il proprio parere.
Eh, si, non c'è che dire! Tanto di cappello a quella vecchia volpe di Danny De Vito.
D'altronde, da un attore "tappo" alla bottiglia il passo è breve..........
Ciao a tutti.
Roberto

lunedì 11 giugno 2007

Emozionando

Fino ad una settimana fa non avevo idea di chi fosse Joss Stone. Poi una mattina in auto mi capitò di ascoltare per radio un suo brano, che mi colpì a tal punto che il giorno stesso mi precipitai ad acquistare quel CD.
Con mia enorme sorpresa scoprii che quella voce non apparteneva ad una soul singer di colore, bensì ad una giovane ragazza bianca dall'aspetto più simile a quello di Nicole Kidman che a quello di Aretha Franklin(!!).
La mia curiosità di saperne di più su questo fenomeno della natura a questo punto è schizzata alle stelle: sono corso ad acquistare anche i due precedenti album.
Non contento, ho curiosato sul web la sua biografia, scoprendo tra l'altro che il suo primo album risale al 2003 (quando aveva solo 16 anni), che nel 2007 era stata ospite del Pippone nazionale al Festival di Sanremo e che canta a piedi scalzi come Joan Baez.
Gira voce sul web che nel 2003, quando non era ancora conosciuta, il suo produttore presentò agli addetti ai lavori il suo album d'esordio, tenendola nascosta nella stanza accanto.
Solo ad ascolto dei brani avvenuto invitava la sua pupilla ad entrare in studio per vedere lo stupore dipinto sui volti dei discografici.
Questo è un perfetto esempio di promozione di un prodotto: se già normalmente quell'album aveva tutte le carte in regola per essere apprezzato, con questa trovata se ne amplificava il successo.
Quel discografico non si è accontentato di soddisfare un'esigenza, ma ha voluto stupire.
Nel mio caso ha funzionato: quando l'ho ascoltata per la prima volta in auto, mi trovavo nella stessa condizione dei discografici, cioè non avevo occhi per vedere ma avevo solo la mia immaginazione.

venerdì 8 giugno 2007

I nuovi barbari

Le invettive televisive di Sgarbi, i reality, i manifesti di Oliviero Toscani, gli spot col peto, le parolacce in diretta tv e ripetute all'infinito dalle trasmissioni satiriche e dal web.
Parlatene bene, parlatene male, purchè se ne parli. Ma è ancora valido questo pensiero?
Chi utilizza un certo linguaggio non lo fa forse perchè vuole attenzione?
Non è forse lo stesso ragionamento che fanno i bimbi quando pronunciano le prime parolacce sentite chissà dove? Qual'è il messaggio che diamo alle nuove generazioni? Una volta gli educatori erano solo i genitori e la scuola.
Poi i giovani hanno cominciato a venire bombardati da stimoli provenienti dai mezzi di comunicazione più disparati. Oggi addirittura sono loro stessi ad andare a cercarsi questi stimoli, si "bombardano" da soli, si costruiscono un linguaggio fai-da-te, si creano le loro regole comportamentali, si trovano spaesati in mezzo a tutti i messaggi a cui quotidianamente vengono sottoposti, ormai non sanno più distinguere a quale fonte dare ascolto.
E i media, anche quelli di nuova generazione, cosa fanno? Alimentano questo circolo vizioso aumentando la soglia dei messaggi di un certo genere.
Oggi mi sono trovato a commentare con alcune persone messaggi pubblicitari provocatori come quello dello spot tv della Vigorsol, con lo scoiattolo che ha problemi di aerofagia.
A me pare che, al di là del buon gusto e dell'opportunità di trasmettere uno spot del genere anche in fasce orarie in cui i più giovani posso cogliere questo messaggio come qualcosa "che è normale, che tanto fanno tutti, che è divertente se succede", mi viene spontanea una riflessione.
Soprattutto in Italia, popolo di artisti, pittori, scultori, scrittori, inventori (una volta anche di navigatori, oggi di designer), se il marketing pubblicitario ricorre a questi mezzucci per attirare l'attenzione del consumatore (il che mi ricorda un po' i film nazional-pecorecci di Alvaro Vitali con parolacce a go-go per strappare la risata), vuol dire che siamo veramente alla frutta, che le vene dei creativi si stanno esaurendo.
I reality sono un'altra dimostrazione che il trash ormai sta dilagando sotto ogni forma di comunicazione.
L'audience sale se la pupa di turno non riconosce la foto di Mao Tse Tung, Hitler o Einstein, o se gli isolano di turno si accapigliano.
Ma qual'è la ricetta per invertire la tendenza, per ritrovare un'identità che avevamo?
A mio modesto avviso, in un periodo storico dove le informazioni ed i messaggi abbondano e ridondano, per distinguersi occorrono idee nuove e nuovi modi di pensare.
Una volta probabilmente si riusciva a colpire un consumatore con un messaggio che soddisfaceva i suoi bisogni, ora invece bisogna stupirlo, sorprenderlo, coglierlo in contropiede, prima ancora che lui si renda conto di avere un'esigenza.
Il messaggio deve essere chiaro, inequivocabile, deve parlare la stessa "lingua" della persona a cui viene rivolto, non può essere standardizzato, ma deve sempre più essere come un vestito "su misura".

Di belle donne (soprattutto al giorno d'oggi che la cosmetica e la chirurgia fanno ritocchi) ce ne sono diverse in giro, ma quante non ci fanno scappare a gambe levate appena aprono bocca?

Quante hanno il cosiddetto "fascino" che ti trapassa da parte a parte e ti rimane nel cervello anche a distanza di tempo dopo averle incontrate, e ti fanno desiderare di avere nuovamente un'esperienza simile? Quante ti colpiscono al primo impatto, quante ti trasmettono una forte emozione (a differenza di quelle a cui ci abituiamo poco per volta e che poi in fondo non saranno mai come noi vogliamo, come un'opera incompiuta).

Io giusto oggi ne ho incontrata una, e devo dire che erano parecchi anni che non mi capitava di incontrare una donna così, una donna che potrei stare ad ascoltare per ore ed ore senza stancarmi, come incantato.

Ecco come dovrebbero essere i messaggi pubblicitari, ma per arrivarci dobbiamo liberarci dai nostri preconcetti, perchè se ragioniamo come gli altri si aspettano che facciamo, non riusciremo mai a stupirli.

Dobbiamo vedere quello che gli altri non vedono.

Dobbiamo sentire quello che gli altri non sentono.

Dobbiamo dire quello che gli altri non dicono.

Quando riusciremo a fare questo, potremo dire di essere sulla buona strada, poi da qui in avanti sarà tutto da costruire, visto che non esistono ancora modelli di riferimento per il cambio culturale in atto nella società attuale.

Voi cosa ne pensate?

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